Oggi di villa Scabrosa resta soltanto il nome di una via di Catania. In origine, tuttavia, pare che essa fosse il più bel giardino della Città.
La leggendaria Villa Scabrosa è l’esempio perfetto di come Catania abbia, nel corso dei secoli, cambiato innumerevoli volti, vestendo panni ogni volta nuovi ma mantenendo intatta la propria identità. Le diverse eruzioni dell’Etna, alcune particolarmente violente, hanno plasmato nel tempo il profilo della Città, conferendole un aspetto unico nel suo genere e modellando il suo tessuto sociale e culturale.
La pietra lavica, in effetti, si trova davvero dappertutto, riveste ogni angolo di Catania e la colora con la sua inconfondibile tinta scura. Nel Settecento, inoltre, essa rappresentava il paesaggio caratteristico di Villa Scabrosa, detta per l’appunto “Villa Lava”, l’antico giardino catanese ormai del tutto scomparso. Così come accaduto al lago di Nicito, originatosi e distrutto da due violente eruzioni vulcaniche ma rimasto comunque nella leggenda, anche del mitologico giardino catanese non rimangono altro che lontane memorie e una via urbana a esso intitolata.
Nel 1669 una nuova violenta eruzione mutò l’aspetto della città etnea, poiché il magma, giunto fino all’attuale zona del porto, diede origine a un’immensa landa di terra brulla e desolata. Quella che per tutti rappresentava soltanto l’ennesimo sfregio della natura sulla Città, divenne per l’uomo di maggiore spicco al tempo una vera e propria sfida, un’ispirazione che diventasse una sorta di monito a rinascere dalle ceneri come la leggendaria fenice della mitologia.
Quell’uomo era l’aristocratico e mecenate Ignazio Paternò Castello, V Principe di Biscari, noto ai catanesi per la sua smisurata passione per l’arte e l’archeologia. Al principe venne in mente l’idea di riqualificare l’area interessata dall’eruzione, mantenendone il più possibile la struttura e valorizzando proprio gli enormi blocchi di pietra lavica formatisi. Decise, quindi, di finanziare la realizzazione di uno stupendo parco, che divenisse un punto di riferimento per i catanesi, ma che potesse, al contempo, rappresentare una ragione di vanto agli occhi dei numerosi viaggiatori che facevano tappa a Catania durante il Grand Tour.
Si procedette, quindi, alla costruzione del giardino artificiale, che fu recintato e all’interno del quale furono piantati alberi e piante di ogni genere. Il Principe Biscari, comunque, non badava certo a spese, al punto da ordinare di far deviare il corso dell’Amenano, il fiume sotterraneo di Catania, in modo da ricavare due piccoli laghetti, che furono riempiti di pesci. La pietra lavica, con i suoi enormi blocchi, non fu rimossa e anzi divenne un tutt’uno con la nuova geometria del parco.
Lo scopo di Biscari, tuttavia, era anche quello di attirare il maggior numero di visitatori in città, per questa ragione acquistò persino i terreni circostanti e vi fece edificare degli appartamenti, i quali avrebbero dovuto accogliere gli uomini illustri di passaggio a Catania. Effettivamente, nel corso del Settecento molti celebri viaggiatori descrissero questo luogo strano e armonioso nei propri diari di viaggio. La villa divenne un ritrovo per la comunità, al di là delle classi sociali, e assunse il ruolo di simbolo della rinascita catanese dopo ogni avversità.
Villa Scabrosa non era, tuttavia, destinata ad avere una vita lunga. Essa divenne non soltanto luogo d’incontro della comunità, bensì alcuni nobili catanesi cominciarono a organizzarvi i propri incontri amorosi furtivi. Presto la reputazione di quel luogo ne fu inevitabilmente intaccata e i cittadini cominciarono a non frequentare più il giardino. Il peggio, però, doveva ancora arrivare e si manifestò con morte di Ignazio Paternò Castello.
Alla sua morte, infatti, il V Principe di Biscari lasciò agli eredi un considerevole debito, vistoche il nobiluomo difensore dell’arte non aveva badato a spese pur di circondarsi di bellezza e valorizzare il patrimonio storico della sua città. Gli eredi di Biscari, quindi, provvedettero a lottizzare l’intera proprietà e vendere ognuno dei terreni che un tempo avevano fatto parte della mitica Villa Scabrosa.
Ai nostri giorni di questo luogo non resta nient’altro che una via nei pressi della Plaia, denominata per l’appunto “via Villascabrosa”, la quale, con molta probabilità, sorge oggi proprio in corrispondenza del giardino lavico che rappresentò un tempo la magnificenza di Catania.
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