La leggenda di Ciane e Anapo si ricollega a quella più celebre del ratto di Proserpina. Si tratta della storia di un atto di straordinario coraggio, punito, però, dal dio degli Inferi.
Quella di Ciane e Anapo è solo una delle numerose leggende che rendono Siracusa una città mistica e ricca di un fascino fuori dal tempo. Le storie fantasiose e ammalianti della mitologia s’intrecciano alla sua identità alla maniera delle sorgenti d’acqua che scorrono al suo interno, rendendola una terra fertile e bellissima.
La leggenda di Ciane e Anapo, in particolar modo, rappresenta l’ingegnosità attraverso cui le vicende dei personaggi mitologici dell’età classica si legano perfettamente alla morfologia e alla cultura del territorio siracusano. Essa è, inoltre, un plauso al coraggio di una donna, Ciane per l’appunto, disposta a sfidare addirittura il dio degli Inferi pur di mettere in salvo un’amica.
Ciane è un breve corso d’acqua che scorre nella provincia di Siracusa e sfocia nel Porto Grande di Ortigia. Tuttavia, stando al mito, esso non sarebbe sempre stato un fertile fiume perenne, bensì pare che in origine si trattasse di una bella fanciulla, ancella al servizio della dea Persefone (Proserpina per i Greci). Il personaggio di Ciane, quindi, sarebbe indissolubilmente congiunto alla leggenda del ratto di Proserpina, in cui avrebbe avuto un ruolo cruciale.
Un giorno, infatti, mentre la dea figlia di Cerere era intenta a raccogliere fiori in compagnia delle sue ancelle nei pressi del lago di Pergusa, in provincia di Enna, Ade sbucò fuori dal regno sotterraneo per rapire Proserpina. Il dio custode degli Inferi era, in effetti, disperatamente ossessionato dalla bella dea e disposto a tutto pur di farla sua e renderla regina del regno dei morti. Come vuole la celebre leggenda, quindi, Plutone riuscì nel suo intento, ma fu costretto da Zeus a concedere alla moglie di ritornare sulla Terra per sei mesi l’anno, periodo durante il quale la dea delle messi Cerere avrebbe ricominciato a svolgere il suo lavoro.
Proprio durante il rapimento di Persefone entra in gioco il personaggio della bella e generosa Ciane, unica ancella della dea che si oppose al sopruso di Plutone nei confronti dell’amica. Ciane, infatti, cercò con tutte le sue forze di impedire al dio degli Inferi di compiere il suo crudele proposito, aggrappandosi al suo cocchio per impedirgli di sprofondare nuovamente verso la terra dei defunti. Plutone, incollerito dal suo tentativo, la colpì violentemente col suo scettro biforcuto, trasformandola in una doppia sorgente dal colore blu turchino. Non a caso, infatti, il nome Ciane deriverebbe proprio dal termine greco “cyanos”, che significa appunto “turchino”.
Il fiume Ciane, tuttavia, non è l’unico a bagnare e a rendere rigoglioso il territorio di Siracusa. Il corso d’acqua Anapo, anch’esso nato dalla medesima sorgente, vale a dire la Pisma, attraversa la pianura ragusana per poi ricongiungersi al Ciane e sfociare nel Porto Grande. Il suo nome significherebbe letteralmente “invisibile”, a causa della sua tendenza a nascondersi nel sottosuolo in alcuni tratti del suo percorso per poi riemergere.
Alla stessa maniera del fiume con il quale congiunge il suo corso, anche Anapo non sarebbe stato semplicemente una sorgente d’acqua, ma affonderebbe la sua genesi nella mitologia. Secondo la leggenda, infatti, quando Ciane fu tramutata in fiume come punizione per il suo atto di coraggio e altruismo, il giovane, perdutamente innamorato di quest’ultima, Anapo per l’appunto, venne colto dalla disperazione. La perdita della sua amata fu un dolore talmente ingestibile, al punto che il giovane decise di sacrificare la propria vita e, sull’esempio di Alfeo, di tramutarsi anch’esso in fiume.
I due sfortunati innamorati, quindi, furono costretti a rinunciare per sempre alla propria forma umana, vivendo in eterno nelle vesti delle sorgenti che ancora oggi bagnano la città di Siracusa. Il mito vuole, pertanto, che tutt’oggi Ciane e Anapo continuino a scorrere l’uno a fianco dell’altra, fondendo le proprie acque in prossimità della costa e riversandosi insieme nello Ionio.
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