Rettori e Consiglio Universitario criticano aspramente le politiche del governo italiano per l'Alta Formazione.

Critica a due voci alle politiche del governo italiano sull’Alta formazione, mossa da Rettori e Consiglio Universitario. Lunedì chiuderà la Legge di bilancio e, prendendo atto del fatto che manca un miliardo ai tre richiesti dal ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, Lorenzo Fioramonti, la Conferenza dei rettori delle Università italiane – come riportato su Repubblica – ha preso la decisione di scrivere una lettera al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e Giuseppe Conte, presidente del Consiglio, denunciando che: “Quest’anno, più che mai, la Legge di bilancio dimentica l’università. Non una misura d’investimento. Non un segnale di attenzione”.
Profonda preoccupazione, dunque, data dalla direzione inattesa che la prassi governativa italiana ha delineato, quest’anno, per le istituzioni universitarie, prendendo in considerazione anche il fatto che, relativamente al panorama europeo, persino i Paesi emergenti puntano su ricerca e università mentre l’Italia sembra porre le stesse in secondo piano se non addirittura abbandonarle.
L’Italia risulta essere il Paese europeo con il minor numero di laureati e ad aggravare la situazione, come scrive Gaetano Manfredi, presidente della Crui, contribuiscono sicuramente i fondi, purtroppo mai impiegati, che servivano in primis per i giovani studenti: “Siamo molto delusi. Un piano straordinario per i ricercatori e risorse a copertura delle esenzioni delle tasse universitarie, la cosiddetta “no tax area”. Bisogna coprirla, asserisce in ultima istanza.
La Crui confida in ulteriori manovre governative disponibili durante la discussione del provvedimento alla Camera. La situazione italiana appariva già critica anni fa, tuttavia, rimandando, adesso si configura come una vera e propria emergenza che rischia di gravare profondamente sull’intero sistema universitario italiano e, consequenzialmente, sul futuro dei giovani.
Anche il Cun (Consiglio Universitario Nazionale) constata e conferma la grave insufficienza delle risorse pubbliche destinate a questo particolare settore culturale. Le risoluzioni che propone, articolate essenzialmente in quattro punti, prevedono ovviamente un quantitativo maggiore di fondi indirizzati alle università, rendendo più flessibile la gestione degli stessi da parte degli atenei pubblici; quindi bisogna proseguire nel finanziamento del Piano straordinario per la progressione di carriera dei ricercatori a tempo indeterminato in possesso di Abilitazione scientifica e anche nel finanziamento del Piano straordinario per ricercatori a tempo determinato (Tipo B) realizzato negli ultimi anni “e peraltro prospettato, ma ora espunto, fra lo sconcerto del sistema universitario, dalla Legge di Bilancio 2020”.
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