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Sicilia, allarme per l’economia: turismo ed esportazioni in calo

Stagnazione economica per la Sicilia: i dati di Bankitalia registrano un impoverimento dei settori che fino ad oggi sembravano trainare una sia pur stentata ripresa.

L’indebolimento economico è visibile soprattutto nel settore turistico, che vede un calo delle presenze e degli arrivi stranieri che lo scorso anno erano cresciuti del 6,3% e adesso crollano vertiginosamente del 3.4%. Notasi come il dato sia stato desunto soltanto dal primo semestre del 2019, periodo solitamente non caratterizzato da grandi flussi turistici. Tuttavia, per gli esperti di Bankitalia, tali informazioni potranno configurarsi come un vero e proprio campanello d’allarme o, ad ogni modo, come il segno che la Sicilia non riesce ancora a sfruttare e fare del turismo il suo settore centrale, destagionalizzandolo.

I dati, relativi all’aggiornamento congiunturale sull’economia dell’Isola, sono stati presentati nella sede di Palermo della Banca d’Italia, che ha redatto l’analisi in collaborazione con le altre filiali dell’Isola. Presenti, tra gli altri, il direttore Pietro Raffa e il coordinatore dello studio Giuseppe Ciaccio.

L’unico dato positivo è costituito dalla realtà Palermitana, la quale vede un aumento delle presenze del 6,7% con il suo aeroporto che registra un 18,7% di passeggeri internazionali in più, nei primi otto mesi del 2019. Gli analisti sostengono sia merito del cambiamento dell’immagine della città e dell’effetto traino che hanno giustamente provocato gli eventi dello scorso anno, ossia la Biennale e la nomina a capitale della cultura 2018.

Per far fronte ai cali di profitto per il settore dei servizi, si è registra una curvatura delle attività economiche verso l’edilizia: le vendite delle aziende manifatturiere appaiono potenzialmente stabili e mantenute, nonostante il calo delle esportazioni regionali sia di oltre il 17%. Settore petrolifero, industria chimica e agricola in crisi: paradossalmente, le aziende in export gli anni passati, risultano quelle più fiaccate dai ritmi del nuovo anno. Restano in segno positivo soltanto elettronica e alimentare. Si è inoltre arrestata la crescita degli investimenti industriali, che aveva caratterizzato il biennio precedente. L’elevato grado di liquidità delle aziende, favorito anche dai buoni risultati reddituali degli ultimi anni, ha frenato la domanda di nuovi finanziamenti.

Paragonando i dati relativi allo stesso periodo del 2018, si nota, inoltre, un aumento della disoccupazione nell’Isola, a fronte, invece, di un timido calo della stessa nel panorama nazionale. Nel privato, tuttavia, si sta verificando un aumento dei contratti a tempo indeterminato ma cresce la percentuale di chi, scoraggiato, rinuncia a cercare una soddisfacente e dignitosa occupazione: “Registriamo un dato significativo legato al fatto che molti in Sicilia hanno rinunciato alla ricerca di un lavoro – ha spiegato Ciaccio – nel primo semestre di quest’anno il numero di occupati è diminuito dell’1,1% rispetto al resto del Mezzogiorno, soprattutto tra gli autonomi, dove si registra -0,4% e alla media nazionale dello 0,5%. Il tasso di disoccupazione è del 21,1% dato legato proprio al minore numero di persone che hanno rinunciato alla ricerca di lavoro. Si consideri che la media nazionale è del 10,4%”.

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