Pubblicata la classifica delle città italiane più "green", Catania si piazza in ultima posizione ed emerge come una delle province più inquinate e meno ecologiche.
Una nuova bastonata per Catania arriva dall’ultima classifica di Legambiente e “Sole 24 ore”, riguardante le città italiane più “green”, cioè più attente alla questione ambientale. La città etnea si è piazzata, infatti, all’ultima posizione e, purtroppo, non si tratta affatto di un risultato stupefacente, bensì decisamente prevedibile. Urge immediatamente un cambio di direzione, anche se, stando ai numeri, si è ben lontani dal raggiungimento di una soluzione.
In un momento storico in cui la questione ambientale è finalmente sulla bocca dell’opinione pubblica, grazie anche alle manifestazioni di piazza e giovanili, il rapporto di Legambiente in collaborazione con il “Sole 24 ore” cade proprio a proposito. Pare, infatti, che, se non altro, stia crescendo sempre di più una coscienza ecologica, una consapevolezza circa l’importanza dell’ecosistema e degli effetti incisivi che l’essere umano produce su esso.
Il report ha preso in esame 104 province italiane da Nord a Sud, analizzando le varie pratiche ecologiche e prendendo in esame diversi elementi. Tra questi, la qualità dell’aria, la presenza di piste ciclabili, l’efficienza del trasporto pubblico, il consumo idrico, la gestione dei rifiuti, la quantità di alberi e verde pubblico, il livello di motorizzazione.
Analizzando ciascuno di questo aspetto per ogni provincia in esame, ne emerge come, di nuovo, le posizioni in testa e a metà classifica, salvo rare eccezioni, siano occupate dalle città del Nord, mentre i centri urbani meridionali restano in fondo alla classifica. La prima posizione è stata guadagnata, infatti, da Trento, mentre Catania chiude la graduatoria all’ultimo posto. Nessuna valutazione, invece, per Siracusa e Vibo Valentia, le quali hanno entrambe fornito dati insufficienti all’analisi.
Per quanto riguarda la qualità dell’aria si è registrato a livello nazionale un leggero miglioramento, con una diminuzione nell’atmosfera delle polveri sottili e del biossido di azoto. Sebbene tra le posizioni più alte spicchino, ancora una volta, le città del Nord, alcuni piccoli centri urbani meridionali si sono guadagnati posizioni in testa relative alla respirabilità dell’aria.
Enna, per esempio, si è aggiudicata il primo posto in relazione alla minor quantità di biossido d’azoto nell’atmosfera, mentre il terzo posto lo ottiene per l’esigua concentrazione di Pm10 nell’aria. Situazione diametralmente opposta per Catania, la quale, se da una parte fa registrare una quantità di ozono pari al solo 8,0%, si piazza al 58esimo e al 78esimo posto rispettivamente per la quantità di Pm10 e di biossido d’azoto.
Sul fronte del consumo medio d’acqua si evidenzia ancora una volta un dato positivo a livello nazionale, con una netta riduzione dell’utilizzo idrico, malgrado resti alto il dato riguardante le perdite della rete. Anche in questo caso Catania spicca per l’inefficienza, restando in coda alla classifica con la sua 102esima posizione per il consumo idrico pro capite. Si mantiene bassa, al 101esimo posto, anche per la capacità di depurazione dell’acqua, mentre attesta un 45,5% di dispersione idrica.
Anche sul versante del trasporto pubblico il Paese cresce in positivo, facendo registrare un notevole aumento dei servizi di trasporto pubblico e una maggiore efficienza nella gestione degli stessi. Aumentano anche i cittadini che sempre più di frequente fruiscono dei mezzi pubblici, preferendoli alle autovetture. Per questo indicatore i primi due posti sono contesi da Milano e Venezia, che si alternano alla prima e alla seconda posizione per quanto riguarda il trasporto pubblico e il numero di passeggeri.
Male ma non malissimo per Catania, che si piazza quasi a metà classifica con un 53esimo posto per quanto riguarda l’offerta del trasporto pubblico e un 56esimo posto per il numero di passeggeri che ne fruiscono regolarmente. La città etnea, però, resta tra quelle con il più alto tasso di motorizzazione, con un livello di presenza di automobili pari al 71,5 per cento abitanti. Conseguentemente, anche il numero di incidenti stradali resta alto, mentre rimane decisamente esigua la presenza di piste ciclabili in città (solo il 2,1%).
Altro tasto dolente per la nostra città: la raccolta differenziata, se cresce nel resto del Paese, resta invece molto esigua a Catania. A livello nazionale la raccolta differenziata è passata in un anno dal 50,4% al 53,4%. Le città più virtuose sono Ferrara e Treviso, al primo e al secondo posto.
Risultato piuttosto prevedibile quello relativo a Catania, dove la raccolta differenziata non è mai partita veramente e dove i pochi comuni che l’hanno introdotta non riescono realmente a far funzionare il sistema. La provincia etnea si attesta, quindi, alla posizione 104, con una tasso di produzione di rifiuti urbani pari al 733.
Anche per quello che riguarda il verde pubblico e il numero di alberi in città, comunque, Catania risulta di nuovo deludente. Non solo la città si presenta meno “verde” di quanto sarebbe auspicabile, ma anche l’utilizzo del suolo non risulta affatto efficiente o assennato, garantendo alla provincia il 98esimo posto.
L’ultima posizione in classifica di Catania, tuttavia, non è neanche il dato più sconfortante. Mentre il resto del Paese cresce e dà, seppure relativi e marginali, segni di miglioramento, la provincia etnea, al contrario, sembra peggiorare di anno in anno. Tralasciano la posizione dello scorso anno (104esima), superata questa volta solo per la defaiance di dati di Vibo Valentia e Siracusa, Catania è nel corso nell’ultima decade scesa sempre di più in classifica.
Se si prendono in considerazione, in effetti, i dati dei report Legambiente-Sole 24 ore dal 2014 a oggi, si può subito notare come la provincia sia di volta in volta scesa verso posizioni sempre più in coda alla graduatoria, fino ad arrivare all’attuale ultimo posto. Nel 2014 Catania aveva guadagnato il 95esimo posto, perdendo cinque posizioni di colpo nel 2015 e piazzandosi 100esima. Dopo una leggera risalita nel 2016 (97esimo), il 2017 ha visto nuovamente una perdita di tre punti in classifica, fino a giungere sempre più in basso nel 2018 (104esimo) e alla posizione 102 di quest’anno.
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