Il maniero di Aci Castello è uno dei luoghi simbolo della Riviera dei Ciclopi. In questo luogo inestimabile s’intrecciano storia e affascinanti misteri.
Meta frequentatissima durante la stagione estiva, punto d’incontro per gli acesi ma anche per i catanesi in fuga dall’afa della città, il castello di Aci Castello è uno dei luoghi simbolo della Riviera dei Ciclopi. Maestoso si erge su una rupe di origine vulcanica, guadagnandosi a pieno titolo il suo ruolo di fortezza sul Mar Ionio. Ricco di storia e patrimonio culturale inestimabile, durante i secoli cambiò spesso volto, passando da roccaforte a prigione a museo civico. Ovviamente la sua vetusta età ha permesso, nei secoli, che si sviluppassero leggende e misteri intorno a esso e, ancora oggi, c’è chi ritiene che al suo interno abbiano luogo fenomeni paranormali.
La prima particolarissima caratteristica di questo castello è quella di ergersi a picco sul mare, assumendo il ruolo di sentinella dello Ionio. Il promontorio basaltico sul quale è collocato è di origine vulcanica, frutto di una risalita di magna dalle profondità marine. Già in età greca e romana e, successivamente, in quella bizantina è possibile ritrovare fortificazioni in quella zona.
Intorno al 902 l’emiro arabo Ibrahim, conquistata ormai Taormina, decise di avanzare verso la Riviera dei Ciclopi, ma siciliani, certi della sconfitta, decisero di capitolare, preferendo pagare la gizah, una sorta di pizzo. La città e i suoi abitanti non furono così annientati, ma la roccaforte venne comunque rasa al suolo. Non si è certi se il califfo Al Moez, nel 909, fece riedificare la fortezza nello stesso punto, come elemento di un sistema difensivo più vasto.
Con certezza, comunque, il castello di cui si possono ancora oggi ammirare le vestigia è opera della dominazione normanna e, soprattutto, dei personaggi storici di Roberto il Guiscardo e Ruggero d’Altavilla. Concesso in seguito ai vescovi di Catania, il castello fu il primo luogo a ricevere le reliquie di Sant’Agata di ritorno da Costantinopoli.
Per tutto il periodo tra il 1300 fino all’età dei Vicerè, il castello passò di volta in volta nelle mani di diversi soggetti storici. Fu, nella fattispecie, testimone della lunga lotta che contrappose gli Angioini agli Aragonesi, diventando a sorti alterne proprietà dell’una o dell’altra parte. Intorno alla fine del Cinquecento la fortezza fu adibita anche a prigione, dove i detenuti vivevano nelle condizioni più misere, morendo spesso di stenti nelle segrete.
Durante il devastante terremoto del 1693 nella provincia di Catania, il castello di Aci subì danni ingenti, poi riparati negli anni successivi. Non sono pervenute, invece, notizie relative al Settecento e all’Ottocento, mentre si sa che durante la Seconda Guerra Mondiale una grotta sotto il castello fu adibita a rifugio antiaereo. A partire dal 1985, infine, la fortezza divenne ufficialmente il museo civico di Aci Castello, luogo che conserva notevoli reperti minerari.
Come tutti i luoghi particolarmente antichi, anche attorno alla roccaforte della Riviera dei Ciclopi circolano leggende e voci popolari. Tra queste, si narra che un giorno un povero cacciatore, che si trovava a cacciare nelle vicinanze della fortezza, uccise per errore una gazza appartenente al governatore del castello. Costui era noto per essere un uomo perfido e vendicativo, così fece imprigionare lo sfortunato cacciatore e lo lasciò marcire in cella per ben tredici anni.
Fortuna volle, però, che in visita nella roccaforte giungesse dopo anni il gran duca di Massa, per il quale il povero prigioniero volle intonare un canto in suo onore. Udita quella melodia, il duca rimase talmente affascinato che volle subito conoscere il cacciatore e, saputo che si trattava di un prigioniero, ordinò subito la sua scarcerazione.
A stuzzicare maggiormente la fantasia popolare sarebbero, tuttavia, le voci riguardanti la presenza di strane figure evanescenti e ultraterrene nelle stanze e nei corridoi della rocca di Aci Castello. Negli anni non sono mancati appostamenti da parte di alcuni castellesi, sebbene tra i numerosi episodi se ne ricordino in particolar modo due.
Il primo riguardarebbe le dichiarazioni dell’ex custode, ormai deceduto, del castello. Quest’ultimo avrebbe, infatti, sostenuto di aver intravisto nelle stanze, che oggi ospitano il museo, i fantasmi di antichi guerrieri, serenamente a spasso per la fortezza. Il secondo episodio, invece, avrebbe a che fare con l’esperienza vissuta da due impiegate comunali.
Sembrerebbe appunto che le due, rimaste a lavorare fino a tardi per mettere a posto i locali, intorno alle tre di notte avrebbero udito degli insoliti e tetri rumori provenire da qualche parte nel castello. Le impiegate avrebbero distinto tra rumori anche quelli di catene che stridevano e oscuri lamenti, che le avrebbero impaurite al punto di fuggire a gambe levate.
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