Il divieto imposto dal Prefetto di Potenza ha fatto infuriare tifosi e società, che per mezzo dell'Ad Lo Monaco esprime tutto il suo rammarico e le sue rimostranze per una decisione che penalizza la squadra e lo sport.

Potenza-Catania, gara valida per la terza giornata del campionato di Serie C sarà vietata ai tifosi etnei. Decisione che fa discutere, presa dalla Prefettura potentina per ragioni di ordine pubblico.
“Con proprio decreto – si legge nel comunicato diffuso dalla Prefettura di Potenza, il Prefetto Annunziato Vardè dispone – per esigenze di ordine e sicurezza pubblica il divieto di vendita dei tagliandi ai residenti nella provincia di Catania – ove anche aderenti ai programmi di fidelizzazione – in occasione dell’incontro di calcio Potenza-Catania (serie C, girone C) in programma domenica 8 settembre”.
Disposizione che ha fatto subito agitare gli animi ai tanti tifosi catanesi che sarebbero stati disponibili a seguire la propria squadra anche nella trasferta in Basilicata. Anche la società, per mezzo dell’Amministratore delegato Pietro Lo Monaco, ha commentato la decisione prefettizia.
“Ribadito in premessa il rispetto delle misure adottate dall’autorità competente – ha esordito l’Ad –, vogliamo esprimere un forte dissenso: questa decisione penalizza il Calcio Catania, che non potrà contare sull’apporto dei suoi sostenitori, e non tutela ma annienta la preziosa passione sportiva di una tifoseria che esprime il sano sentimento di una città tra le più importanti in Italia”.
Lo Monaco ha poi rincarato la dose: “Meritiamo rispetto. Chi pone in essere ‘gravi turbative’, come si legge nel provvedimento in questione, deve essere individuato e giudicato alla luce della normativa vigente ma, al contempo, occorre uscire dall’equivoco: un singolo accadimento non deve causare restrizioni che impediscono a chi ama il calcio di godere dello spettacolo.
Chi rispetta le regole – ha poi aggiunto nel comunicato, avviandosi alla conclusione –, infatti, va tutelato, non frettolosamente estromesso da divieti generalizzati, originati da condotte altrui e addirittura estesi a chi aderisce ai programmi di fidelizzazione. Non è giusto, in questo caso non possiamo e non vogliamo rimanere in silenzio. Anche sul piano sportivo, così facendo si incide pesantemente: noi abbiamo il diritto di avere la nostra gente al seguito, per qualsiasi squadra è un aspetto fondamentale”.
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