La leggenda di Rosmarina è legata a una delle piante aromatiche più diffuse in Sicilia, capace di crescere in terreni impervi e in climi molto caldi.
In Sicilia non esiste luogo in cui questa pianta aromatica non riesca a riservarsi lo spazio per crescere, sfruttando il clima caldo e un terreno brullo e fertile. Il profumo dei rametti del rosmarino, infatti, non è estraneo all’Isola, luogo in cui la pianta presenzia spesso anche nella cucina tradizionale. Sebbene non sia originario della fascia mediterranea, bensì provenga da Europa, Asia e Africa, il rosmarino è presente ormai ovunque sulle coste e nell’entroterra siculi. In Sicilia questa pianta aromatica è, inoltre, legata a una storia di fantasia curiosa e stravagante: la leggenda di Rosmarina.
Proprio per la sua tendenza a crescere in prossimità delle zone costiere, il suo nome significa propriamente “rugiada di mare”. Tuttavia questo piccolo arbusto ha la capacità di fiorire un po’ ovunque, anche su dirupi sassosi e assolati, nutrendosi dei climi secchi e caldi e al riparo dai forti venti. Usato in cucina e come erba officinale, la sua fecondità e resistenza e la sua caratteristica di pianta spontanea, sono esaltate e riprese nella leggenda di Rosmarina. La storia è narrata nel volume primo di “Fiabe novelle e racconti popolari siciliani”di Giuseppe Pitrè, medico ottocentesco e studioso delle tradizioni siciliane.
Si racconta che un giorno una regina sterile stesse passeggiando in un rigoglioso giardino, quando s’imbatté in una pianta di rosmarino, che le evocava l’idea della fecondità. I suoi numerosi rametti fioriti non potevano, intatti, che risvegliare in lei il desiderio negato della maternità, suscitandole una furiosa invidia per quell’arbusto. Dopo poco tempo, però, la regina si scoprì incinta e, portata a termine la gestazione, partorì una piccola piantina di rosmarino.
La “nascitura” non poté che essere battezzata dalla madre “Rosmarina”, e fu amorevolmente accudita dalla regina, la quale la innaffiava quattro volte al giorno con il suo latte. L’idillio della povera regina, tuttavia, non era destinato a continuare a lungo. Durante una visita del re di Spagna, suo nipote, infatti, egli rubò la pianta e la portò nel suo giardino, alimentandola con latte di capra.
Un giorno, mentre il re di Spagna si dilettava nel suonare il flauto, dalla piccola pianta di rosmarino venne fuori una splendida fanciulla. Inutile dire che il sovrano se ne innamorò immediatamente, cosicché ogni giorno, ultimati i suoi impegni di governo, correva a rivedere la bella e giovane Rosmarina. Ma, con la guerra alle porte, il re fu costretto a partire e lasciare la sua amata principessa alle cure di un giardiniere.
Il re aveva anche delle sorelle che, curiose di conoscere Rosmarina, una sera suonarono il flauto per farla venire fuori dal suo verde rifugio. Tuttavia, non appena poterono ammirare la straordinaria bellezza di quella fanciulla, ne furono furiosamente gelose e cominciarono a maltrattarla con crudeltà. Rosmarina cominciò così a sfiorire.
Il giardiniere, vedendo la pianta così deperita, cominciò a temere la furia del re e decise di rifugiarsi su un albero. Qui due draghi si trovarono a passare e decisero di fermarsi a riposare. Cominciarono a conversare con il giardiniere della sua sfortuna con la pianta di rosmarino.
I due sciocchi draghi, tuttavia, si lasciarono sfuggire il rimedio per la pianta di rosmarino ormai morente. Si trattava di un particolare unguento fatto con il sangue del drago maschio e il grasso del drago femmina. Il giardiniere uccise così i due animali mitologici, prese l’occorrente per quella pozione e curò Rosmarina. La fanciulla, in effetti, tornò a essere splendente e in salute. Quando il re ritornò a casa, sposò, infine, la sua bella principessa e coronò il suo sogno d’amore.
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