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Scuola, cosa succede con la crisi di governo? A rischio concorsi e aumenti di stipendio

Con la crisi di governo, la scuola torna a essere nelle mani dei politici e si aprono grossi interrogativi sul futuro dei tanto attesi concorsi pubblici e degli altri accordi siglati dal Governo.

Cosa hanno in comune i concorsi per la scuola e il ministro degli Interni Matteo Salvini? Per quanto distanti, un punto di giunzione c’è: a causa della crisi di governo scatenata dal leader della Lega, i concorsi più volte invocati da Bussetti e dal MIUR, e rimandati a dopo l’estate, potrebbero slittare ulteriormente. In entrambi i casi, sia che si vada a elezioni anticipate, sia che si crei un governo tecnico per varare la legge di stabilità e poi andare alle urne, sembra improbabile che ci possa essere spazio per la realizzazione dei tanto promessi concorsi.

Il terzo scenario, l’improbabile coalizione per un governo politico, è anch’esso una incognita, in quanto l’esecutivo verrebbe certamente rinnovato e non si sa se le promesse fatte da chi era al capo del MIUR prima della crisi di governo verrebbero mantenute da chi ci sarà dopo. Per adesso, le domande sono tante e bisognerà seguire gli sviluppi politici per saperne qualcosa. Nel frattempo, non resta che elaborare congetture e prepararsi a ogni eventualità.

Crisi di governo e scuola: cosa accadrà?

A rischio non soltanto il concorso straordinario per la secondaria, ma anche quelli ordinari a partire da infanzia-primaria e secondaria di I e II grado, per i quali sarebbe difficile in fase di transitorietà elaborare le procedure concorsuali. La buona notizia per la scuola, invece, è che le assunzioni autorizzate recentemente sono al sicuro: non dovrebbero rischiare, dunque, i 53mila docenti, più presidi e personale Ata.

Nel caso di una sfiducia all’esecutivo, ulteriori complicazioni potrebbero trovarsi nell’accordo tra sindacati e governo raggiunto a fine aprile. L’intesa prevedeva, tra le altre cose, anche un aumento di stipendio per gli insegnanti, al momento congelato. Inoltre, era prevista anche la stabilizzazione dei precari, con l’elaborazione di un percorso per l’immissione di ruolo per chi insegna a scuola da più di 36 mesi. Questi sarebbero stati inseriti nei Pas, i Percorsi abilitanti speciali, abilitando attraverso dei corsi universitari circa 25 mila prof.

Senza le risorse consentite dalla manovra di Bilancio per il 2020, tuttavia, queste promesse rimangono irrealizzabili, così come l’esclusione della scuola dalla regionalizzazione.

Infine, altro problema nell’accordo con le parti sociali è costituito dalle misure urgenti di reclutamento dei precari. La concretizzazione di quell’intesa doveva avvenire in Cdm il 6 agosto, ma in quella data il Consiglio dei ministri ha autorizzato il decreto salva-intese, con la pubblicazione prevista per il 28 agosto. Al giorno d’oggi è tuttavia impossibile prevedere una soluzione del problema, su cui già a suo tempo i 5S avevano espresso dei dubbi.

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