Pubblicati i dati dell'annuale rapporto Cwur in relazione alle migliori università del mondo: in Italia migliori soprattutto le università del Nord ma necessario un maggiore investimento nell'istruzione superiore.
CWUR è l’acronimo di Center for World University Rankings: si tratta di un prestigioso istituto di ricerca con sede in Arabia Saudita che recensisce annualmente, con una propria classifica oltre 20 mila atenei di 99 paesi mondiali, mettendo in ordine di merito i migliori 2000 atenei. “Risultati misti e non del tutto lusinghieri” sarebbe il commento a caldo del presidente dell’Istituto, Nadim Mahassen, a proposito della situazione degli atenei italiani: lo stesso ha ribadito per le università italiane un oggettivo momento critico, per superare il quale è necessario un incremento dei finanziamenti nell’istruzione superiore, al fine di migliorare i risultati nazionali per raggiungere risultati di interesse e portata globale.
Per la propria classifica, il Cwur prende in considerazione dati e parametri oggettivi come qualità della didattica, impiego di laureati, posizioni di vertice svolti da ex alunni, qualità degli accademici per premi e ricerche, bypassando i sondaggi e i dati raccolti dalle università stesse. Tuttavia, nel ranking di scala globale, bisogna scendere fino al 138esimo posto per incrociare la prima università italiana, quella di “Roma – La Sapienza”: entro le prime 200 si incontrano in successione anche Padova, Milano, Bologna; nella top 5 nazionale c’è pure Torino, dal Cwur classificata al 239esimo posto nazionale. Nelle restanti posizioni della Top 10 nazionale si susseguono nell’ordine Napoli – Federico II, Firenze, Pisa, Parma e Roma – Tor Vergata. A ciascuna università menzionata, inoltre, viene attribuito un preciso coefficiente di valutazione, dato dall’unione dei dati precedenti.
Tra gli atenei nazionali risulterebbero in crescita anche atenei come quelli di Genova e Salerno, quest’ultimo in progressiva crescita negli ultimi anni; Pisa invece ottiene i risultati migliori per la qualità della ricerca e quella dell’offerta formativa. Per qualità della ricerca si distingue anche Napoli, migliore del Sud (255esima); oltre 150 posizioni più indietro Bari, seguita da Catania. Più giù ancora Palermo (29 in Italia, 563 al mondo e Messina (43 italiana /821 al mondo). L’ateneo catanese, in particolare si classifica 22esimo nella graduatoria nazionale, al numero 481 di tutto il mondo: è comunque il migliore ateneo siciliano ed il terzo, dopo Napoli – Federico II e Bari, per quanto riguarda il Sud Italia. I fanalini di coda nazionali sarebbero infine Bolzano, l’Humanitas di Milano e l’università di Bergamo.
A livello internazionale, invece, l‘americana università di Harvard mantiene il primato, confermandosi per l’ottava volta di fila la migliore al mondo, cui segue il Massachusetts Institute of Tecnology di Boston, per il quale la novità principale è aver passato Stanford, scesa al terzo posto: otto università americane figurano tra le migliori dieci al mondo, sebbene il numero di atenei USA che entra in classifica si stia riducendo. In calo anche il numero di quelle del Regno Unito presenti in classifica, rispetto al 2018: Cambridge è la migliore università pubblica (quarto posto mondiale) seguita dalla connazionale Oxford. Delle Europee è la Francia il Paese più rappresentato con 69 atenei in classifica: la migliore università del continente è invece quella di Mosca. In crescita il numero di atenei provenienti dall’Oriente, di cui il migliore è il Todai di Tokyo, risalente al 1977 e coadiuvato da numerosi centri di ricerca universitari d’avanguardia che hanno contribuito a far avanzare posizioni.
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