Elezioni rettore: i cinque candidati presentano i programmi ai Benedettini

5 candidati alla prestigiosa carica di Rettore dell'Università di Catania: Salvatore Barbagallo, Agatino Cariola, Vittorio Calabrese, Roberto Purrello e Francesco Priolo. I 5 docenti hanno ufficialmente presentato i loro programmi di governo, spiegando per sommi capi nei 18 minuti a loro disposizione gli aspetti su cui intendono puntare qualora fossero eletti. Ecco il resoconto della presentazione pubblica dei candidati.

Nella cornice dell’auditorium Giancarlo De Carlo del Monastero dei Benedettini di Catania, i docenti Salvatore Barbagallo, Agatino Cariola, Vittorio Calabrese, Roberto Purrello e Francesco Priolo, in qualità di candidati alla carica di rettore dell’Università di Catania hanno presentato ufficialmente per la prima volta dinnanzi ai docenti, al personale amministrativo e ad alcuni studenti i loro programmi di governo. 18 minuti a testa sono stati concessi ai candidati dal Decano prof. Di Cataldo per esporre le proprie idee e le linee principali degli elaborati programmi. Di seguito riportiamo alcune delle parole e dei punti più significativi dei loro discorsi.


Elezioni rettore: i programmi dei cinque candidati in corsa


Prof. Salvatore Barbagallo

Mi sono candidato – esordisce il professore Barbagallo – in relazione agli eventi e soprattutto come conclusione lineare e congruente alla mia carriera. Ho avuto tanto dall’Università e ritengo di aver dato un contributo per la crescita di questo Ateneo in questi 30 anni. Un altro motivo per cui ho maturato questa decisione è legato alla mia recente esperienza nel Nucleo di Valutazione, grazie alla quale ho potuto visitare i dipartimenti del nostro Ateneo, conoscere molti colleghi e vedere i problemi che ci sono.”

I punti centrali del programma del prof. Barbagallo riguardano l’accreditamento dell’Ateneo e la preparazione per la visita dell’Anvur, la risoluzione di problemi concreti e specifici che riguardano gli studenti, l’amministrazione e la ricerca.

“Non ci sono dubbi che ogni candidato rettore abbia come prospettiva un’università internazionale, per gli studenti, per le famiglie e aperta al territorio. Mi vorrei soffermare su alcuni punti: se vogliamo un’università internazionale, noi dobbiamo immediatamente accreditarci – spiega il primo candidato-.  L’accreditamento è un processo di crescita dell’Ateneo. Qualora dovessi essere eletto io non chiederò nessun rinvio dell’accreditamento, anche perché le visite per l’accreditamento sono già state fissate nel 2018 e già previste e organizzate per il 2020. Attualmente siamo sulla buona strada, anche se per qualche mese abbiamo interrotto questo percorso. Dal punto di vista gestionale io mi sento di poter guidare l’Ateneo in questo processo. L’accreditamento è importante anche per ridare credibilità al nostro Ateneo. È da qui che dobbiamo ripartire senza perdere ulteriormente tempo.”

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Altri problemi specifici che riguardano gli studenti sono stati menzionati nel suo discorso dal professore Barbagallo in particolare egli ha fatto riferimento al numero elevato di fuori corso, fuga dei cervelli, sovrapposizione dei programmi tra i corsi di laurea e mancanza di servizi. “Le strutture e i servizi agli studenti, che recentemente sono stati potenziati, possono essere ancora migliorati – ha dichiarato il prof. Barbagallo-. Inoltre c’è un problema legato alle infrastrutture, come il problema dei corsi decentrati che hanno strutture difficili e occorre intervenire.

“Il terzo problema specifico che occorre affrontare – prosegue il docente – è quello relativo all’amministrazione. L’organizzazione e la performance complessiva del nostro Ateneo va migliorata. Ritengo bisognerà operare al fine di migliorare la validità di tutti i servizi, dobbiamo estendere la valutazione anche ai dipartimenti. Anche stretto collegamento tra ciclo di bilancio dell’ateneo e il ciclo della performance. Orientare le risorse per migliorare le prestazioni, deve essere recepito anche il bilancio di genere.

Altro aspetto è quello della ricerca. Valuto positivamente le recenti misure, occorre proseguire per questa strada con gli opportuni aggiustamenti e modifiche. Sono per dare maggiore autonomia ai dipartimenti nella ricerca: io adotterei  un provvedimento che dia la totale responsabilità ai direttori di dipartimento nella partecipazione ai bandi quando non c’è conflitto tra più dipartimenti. Per le risorse umane, stessa cosa darei molta più autonomia ai dipartimenti per i concorsi. A livello centrale cercherei di attuare una semplificazione dei criteri che consentono di distribuire le risorse dal centro ai dipartimenti. Infine, credo che al momento uno dei problemi è quello di ridare un’immagine positiva all’Università, questa al di là dei singoli programmi è la prima cosa che dovrà fare il nuovo rettore.”

Prof. Cariola

“Necessità di riaccreditarci presso il nostro territorio è il problema che abbiamo tutti in questo momento – queste le parole iniziali del discorso del prof. Cariola -. Il recupero dell’immagine è il nostro impegno nell’immediato. Un’università forte può richiedere alla magistratura anche che l’inchiesta giudiziaria possa svolgersi in tempi rapidi, l’Università non può soffrire un’inchiesta e un processo che duri nel tempo perchè avremmo nel frattempo desertificato il territorio e perso credibilità.”

Il programma illustrato dal prof. Agatino Cariola muove sul punto centrale della reperibilità delle risorse per l’Ateneo catanese, dal quale poi dipende la soluzione degli altri problemi dell’Università, ovvero la stabilizzazione del personale così come l’ingresso dei giovani nel sistema. Un importante aspetto è anche ripensare il modo in cui vengono assunte le decisioni.

Siamo l’Università più a sud dell’Italia– spiega il secondo candidato – da anni assistiamo alla fuga di cervelli, ma adesso non ce lo possiamo più permettere, perchè significa perdere risorse e fare deserto attorno a noi. Dobbiamo recuperare la capacità di innovazione e creatività che mantenga gli studenti e li leghi al territorio o addirittura sia capace di attrarre studenti ad esempio del mediterraneo, non soltanto dei paesi dell’Ue ma anche del mondo arabo. L’Università deve avere capacità di intessere relazioni con questi paesi.

Viviamo oggi di FFO e di poche risorse proprie, abbiamo problemi di stabilizzazione del personale e di assicurare attività di ricerca. Abbiamo un problema di risorse: le risorse dobbiamo andare a cercarcele come un qualsiasi soggetto economico, o in parte dai trasferimenti, o possiamo rinegoziare i modi di attribuzione di risorse, o possiamo fare lobbying con le altre università del sud, o partecipare ad iniziative Ue.”

“I problemi dell’ accreditamento e della visita Anvur, stabilizzazione del personale e l’accesso dei giovani si lega direttamente al problema delle risorse – conclude il docente- .Occorre ripensare anche l’amministrazione per una struttura più efficiente. Per quanto riguarda i dipartimenti essi sono oggi una struttura a metà. Ripensare anche il modo anche in cui si decide al livello universitario, la definizione di regole e criteri venga fatta coinvolgendo docenti, personale amministrativo e studenti e non vengano sempre calate dall’alto, non avvengano più secondo una catena dall’alto verso il basso.”

Prof. Calabrese

“In questo momento c’è un’onta che lede le fondamenta e l’immagine del nostro secolare Ateneo – esordisce il prof Calabrese- è necessario recuperare la credibilità e il prestigio. Questa operazione non può non coinvolgere l’ambito culturale, l’ambito etico e l’ambito amministrativo. In questo momento la società ci guarda con occhio molto severo e si aspetta delle risposte convincenti, c’è bisogno di un cambiamento, cambiamento, cambiamento. Voglio dare una testimonianza di amore all’Università attraverso la mia candidatura alla carica di rettore.”

Il programma illustrato dal prof. Calabrese ha al centro tre parole chiave: ricerca, didattica e innovazione. Nel programma anche un’attenzione particolare alla Scuola Superiore e agli istituti di ricerca, al diritto allo studio e alla sede distaccata di Ragusa di cui si auspica una rivalutazione.

Bisogna recuperare la forza di intervenire nel territorio e nella società, l’Università deve intervenire in modo attivo – dichiara il terzo candidato-. Un ateneo come quello di Catania con 600 anni di storia, che occupa quasi 3 mila impiegati e una grande comunità studentesca,anche se in calo rispetto ai 6 anni fa, deve essere competitivo e stimolare l’interesse delle nuove generazione. Questo può avvenire attraverso tre aspetti principali la ricerca, la didattica e l’innovazione.

A Catania abbiamo ottimi esempi di ricerca, ma le idee spesso hanno bisogno di essere messe sulle gambe giuste. Vediamo la Scuola Superiore di Catania che non è arrivata ad essere un’istituzione autonoma come lo è la Normale di Pisa. Nella mia idea sul come organizzare la ricerca io prevedo la costituzione di una rete di ricerca d’Ateneo con istituti specializzati superiori. Una ricerca di alto livello richiede una didattica di eccellenza. Siamo in una situazione di scarse risorse finanziarie, abbiamo bisogno di personale apposito, produttivo e operativo.”

“Porto avanti la visione di un Ateneo che sappia proiettarsi sul contesto internazionale– dichiara il docente-.  Il rettore deve essere un coordinatore verso una linea d’azione che preveda una forte presenza nel territorio e la capacità di proiettarsi da protagonista nel piano internazionale, è da qui che bisogna ripartire. Per il benessere degli studenti è centrale garantire il diritto allo studio. Per la didattica, è necessario  aumentare l’offerta didattica, incrementare e sviluppare l’e-learning, i moocs. Per il polo distaccato di Ragusa dobbiamo intervenire per riprendercelo: ciò significa investire.Infine, per la Governance d’Ateneo, penso che non bisogna concentrare il potere nelle mani di pochi, i membri del Cda vanno eletti e non scelti.”

Prof. Purrello

“Nessun programma può prescindere dal benessere dell’individuo– esordisce così il prof. Purrello- . Il benessere di tutte le componenti dell’Università è ciò che può assicurare un cambiamento sostenibile nel tempo. Questo è il momento storico in cui noi possiamo effettuare un cambiamento della nostra istituzione. Benessere porta qualità: chi vive male non può esprimersi al massimo.”

Il programma del prof. Purrello centrato sul  benessere di tutta la comunità studentesca si articola in diversi punti operativi che rendano possibile questo fine ultimo. Partendo dall’abolizione del precariato, il docente punta anche su un miglioramento dei servizi alla didattica e delle infrastrutture, menzionando l’ipotesi che l’ospedale Vittorio Emanuele possa diventare campus universitario.

Partiamo dal precariato, una vita precaria non può essere una vita di qualità né nel lavoro né nella vita personale – spiega il quarto candidato- . Un sistema non può basarsi sul precariato, la prima cosa che dobbiamo fare è eliminare tutte le forme di precariato dei docenti e dl personale amministrativo. Abolizione del precariato significa migliore qualità della didattica, della ricerca, della terza missione e dell’approccio con gli studenti.

Le tre missioni dell’università, anche se sono separate formalmente esse sono realmente inscindibili, ma al livello organizzativo richiedono diverse azioni. Per la didattica, in Italia ancor di più a Catania siamo messi malissimo, soprattutto per ciò che riguarda la qualità dei servizi alla didattica, e non tanto la qualità stessa della didattica. C’è una difficoltà obiettiva degli studenti nel procedere con regolarità agli studi, ritengo che la riforma 3+2 abbia snaturato il sistema, andando a contrarre le vecchie lauree quinquennali in lauree triennali, occorre che il carico didattico sia equiparato. Chiederò di rivedere criticamente i corsi di studio.”

Servono strutture adatte – prosegue il docente – a ospitare docenti da fuori, per ricercatori, studenti per dar vita a scuole estive. La mia idea è di chiedere che l’ex ospedale Vittorio Emanuele venga destinato all’Università. Quello sarebbe il più bel campus universitario di Europa. Gioverebbe sicuramente alla Scuola superiore, che soffre di una struttura limitata e distaccata. Si potrebbe fare un’area museale e un’area congressi nei piani ammezzati. Questo significa aprirsi al territorio.

Il rilancio della ricerca attraverso piccole cose: ogni dipartimento ha bisogno del suo ufficio di ricerca, fatto di gente competente che deve essere formata a Brussel, deve conoscere i bisogni del dipartimento e seguire tutto fino alla rendicontazione. Per quanto riguarda la terza missione, essa è la summa tra la ricerca e il contatto con il territorio non soltanto locale ma anche nazionale. Significa rapporto con il ministero, con il Crui. E’ facendosi conoscere, attraverso la visibilità e il collegamento con le realtà italiane. Occorre un piano straordinario per i finanziamenti per poter eliminare il precariato. È possibile eliminare il punto organico e riformare la legge Gelmini.”

I dipartimenti per definizione stessa devono essere autonomi, il rettore non può e non deve entrare nella vita dei dipartimenti, deve essere semplicemente in contatto con tutti– conclude Purrello-. È stato costruito un teorema dai magistrati che deve essere dimostrato, ci auguriamo e dobbiamo auspicarci tutti che non sia vero, ma se lo fosse, io mi dissocio perché è contrario a principi in cui credo.”

Prof. Priolo

Questo è un momento drammatico per il nostro Ateneo, forse uno dei più complessi – esordisce così il prof. Priolo-. Dobbiamo reagire, se ho deciso di candidarmi è davvero per senso di responsabilità e spirito di servizio, perché credo che sia necessario insieme riconquistare quell’immagine nei confronti della città, dell’opinione pubblica, quell’orgoglio di essere parte di una comunità, di cui abbiamo ancora diritto perché ci sono tante forze positive che vanno preservate. Che cosa sarebbe questo territorio se si trovasse in presenza di un’università debole? Io ci metto al faccia, ci metto la mia storia perché credo che il rettore debba ergersi a baluardo in favore della cultura.

Il programma illustrato dal prof. Priolo muove dalla necessità di cambiamento, un cambio di rotta con il passato. Centrali sono stati gli aspetti inerenti la governance d’ateneo e la gestione della didattica. Per l’accreditamento, pur ribadendone l’importanza, il docente ha espresso un parere diverso da quello del primo candidato prof. Barbagallo, mentre un occhio di riguardo è stato rivolto in particolare anche alla ricerca.

“La mia ricetta è voltare pagina in maniera decisa– spiega il quinto e ultimo candidato – mettere una pietra tombale su tutte le divisioni che hanno lacerato questo ateneo per oltre 10 anni e costruire un ateneo che sia solo un ateneo delle competenze e della cultura. Ripartire subito, a testa alta, anche con i concorsi, perché le forze giovani e nuove devono avere ingresso in questa università. Regole chiare, trasparenti, certe, bloccate per un triennio e precisate sul web. Punto sulla trasparenza, attraverso un delegato alla trasparenza. Avere un osservatorio con alte personalità esterne che possano certificare anche all’esterno che le procedure di Catania non hanno nulla da invidiare a quelle delle altre, che ci dica che usiamo buone pratiche e se non sono così le modificheremo.

Il mio ateneo deve essere un ateneo della partecipazione con un’ assemblea programmatica annuale aperta a tutte le componenti, con una squadra di governo con deleghe forti, un vero e proprio ‘rettorato condiviso’, e poi indipendenza degli organi, una riforma statutaria che preveda nel bilanciamento dei poteri del rettore una diversa composizione per il consiglio di amministrazione, dove non è ammessa una scelta diretta da parte del rettore.” 

“Occorre un’operazione di comunicazione– prosegue il prof. Priolo – dobbiamo comunicare in modo professionale tutto ciò che c’è e viene fatto di buono in questo ateneo. Il programma è ambizioso perché è pensato per i sei anni, ha obiettivi a breve, medio e lungo periodo. Per la ricerca manca una strategia pensata, va introdotta una commissione con un presidente, che sia delegato del rettore ma con membri di tutti i diversi dipartimenti e aree disciplinari. Va riformato anche l’ufficio della ricerca. Non tutte le aree hanno uguale possibilità di finanziamento, i progetti milionari propongo che cedano una percentuale da destinare per lo sviluppo armonico di tutte le aree. Risorse ad hoc per le biblioteche digitali.

Sulla didattica occorre l’accreditamento, dobbiamo andare avanti, ne ricaveremo vantaggio tutti. Dopo il terremoto che abbiamo avuto, ritengo ci occorra una piccola proroga, se sarò eletto rettore chiederò una proroga, non sarà di molto, massimo sei mesi, ma sarà utile per affrontare al meglio l’accreditamento. Vorrei creare una commissione didattica d’Ateneo, è necessario che ci siano membri rappresentativi di tutti i dipartimenti, che funga da pensatoio.”

Per la terza missione bisogna potenziare il sistema museale d’Ateneo, il power engagement. Tanto va ancora fatto per l’internazionalizzazione, in particolare un potenziamento dei servizi di accoglienza. Per l’amministrazione occorre migliorare i servizi informativi, faccio riferimento a Smart edu. Infine il mio impegno è chiudere sin da subito le stabilizzazioni. Il tempo è complesso – conclude il docente – ma credo che insieme ce la possiamo fare, lo dobbiamo fare per questa terra perché senza un’università forte sarà più povera.”

 

Sofia Nicolosi

Sofia Nicolosi nasce a Catania il 16 settembre 1997. Laureata in Relazioni internazionali, sogna di poter avere un futuro nel giornalismo e nella comunicazione in ambito europeo e internazionale. Dopo la scrittura e lo storytelling, le sue grandi passioni sono i viaggi e lo sport. Tra i temi a cui è più legata: i diritti umani e i diritti sociali, l'uguaglianza di genere e la difesa ambientale. Contatti: s.nicolosi@liveunict.com

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Sofia Nicolosi

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