Nel corso degli anni, si è assistito a una significativa risonanza della comunità LGTBQI+: un dato che potrebbe far pensare a una maggiore apertura da parte dei vari Paesi del mondo e una maggiore propensione a dichiarare il proprio orientamento sessuale senza il timore di ripercussioni discriminanti. Tuttavia, non è quello che ancora accade nel nostro Paese.
Secondo i dati emersi da un sondaggio sul grado di accettazione delle diversità sessuali, svolto dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), l’Italia a differenza di altri paesi europei, possiede un basso grado di tolleranza.
Nei paesi dell’OCSE, nel periodo compreso tra il 2001 e il 2014, si è verificato un aumento dell’accettazione dell’omosessualità; ma l’Italia oltre ad essere uno dei paesi con il più basso grado di accettazione, ha subito una anche una diminuzione insieme a Grecia e Repubblica Ceca.
Mettendo a confronto istruzione, età e provenienza, il sondaggio ha inoltre dimostrato che l’istruzione è un fattore dominante, infatti chi possiede una laurea mostra un grado di apertura maggiore rispetto a chi ha una licenza media o di grado minore, che infatti dimostra un bassissimo livello. Per quanto riguarda l’età si ha una maggiore accettazione in fra 15 e i 29 anni. Infine i soggetti residenti in metropoli o città-provincie risultano più aperti rispetto a chi vive in periferia.