L'organizzazione del convegno "fantasma", mai svoltosi, aveva lo scopo di accelerare il rimborso spese a docenti presenti in commissione esaminatrice ai concorsi.
Essendo ben a conoscenza dei tempi lunghi necessari per il rimborso spese, dovuto ai professori delle commissioni esaminatrici durante i concorsi, alcuni docenti avrebbero sperimentato un ingegnoso trucco. Tra le numerose accuse ai docenti indagati, in seno all’operazione “Università bandita”, quindi, apparirebbe anche l’organizzazione di un convegno “fantasma”, mai svoltosi nella realtà. L’imbarazzante escamotage, riportato dal quotidiano “La Sicilia”, riguarderebbe Giuseppe Barone, ex direttore del Dipartimento di Scienze Politiche, e molte altre figure rilevanti in ambito accademico.
Giuseppe Barone sarebbe uno dei nomi “noti” nelle carte degli inquirenti, apparendo in numerosi contesti riguardanti lo scandalo dei concorsi all’Università di Catania. Sebbene si sia apertamente dichiarato estraneo ai fatti, Giuseppe Barone (72 anni) avrebbe avuto un ruolo fondamentale nella manipolazione del Rettore, al fine di piazzare parenti e amici nel mondo accademico catanese.
Tra le prime accuse, Barone sarebbe indagato in primis per aver fatto pressione sul Rettore Basile, perché questi sistemasse nel ruolo di ordinario in Diritto amministrativo il figlio Antonio. Una seconda accusa riguarderebbe, invece, le manipolazioni portate avanti sempre da Barone, con lo scopo di agevolare il suo ex allievo, Angelo Granata, nel concorso per un posto da ricercatore di tipo B.
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Tra le varie macchinazioni, l’ex direttore di Scienze Politiche avrebbe addirittura organizzato un convegno “fantasma” per favorire lo spostamento di due docenti, che avrebbero dovuto presenziare nella commissione esaminatrice appositamente scelta ad hoc. I due docenti sarebbero stati Giovanna Cigliano dell’Università di Napoli e Santi Fedeli di Messina, attualmente indagati anch’essi per lo scandalo “Università bandita”.
Per fare ciò, Barone avrebbe anche coinvolto altri agenti come, per esempio, Alessia Facineroso, la quale, per la posizione occupata di assegnista di ricerca, non avrebbe potuto opporsi a tali richieste e che adesso appare nella lista degli indagati. Complici delle macchinazione, ma questa volta intenzionali, sarebbero state ancora Maria Giordano (dipendente tecnico amministrativo del dipartimento) e Anna Garozzo (vice responsabile dell’Ufficio amministrativo e del personale del dipartimento).
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Il piano sarebbe stato molto semplice. Barone, infatti, non avrebbe desiderato semplicemente avvantaggiare Granata nell’ottenimento del ruolo, ma avrebbe anche voluto abbreviare i tempi, così da non interrompere la continuità di servizio dell’allievo, dal quale si sarebbe fatto consigliare perfino i nomi dei docenti per la commissione giudicatrice.
Per fare ciò avrebbe, quindi, organizzato un convegno fantasma dal titolo “I volontari italiani in Russia durante la grande guerra”, effettivamente mai svoltosi all’Università di Catania. Conoscendo i tempi lunghi per i rimborsi spese dovuti a docenti delle commissioni, avrebbe, dunque, invitato al finto evento, e a spese dell’Ateneo, la Cigliano e Fedeli. Barone avrebbe dato così alla Facineroso il compito di approntare una falsa locandina senza orario col tema del convegno fantasma, costato all’Università 460 euro per il volo andata e ritorno da Napoli della Cigliano e 300 euro di vitto, giustificati sotto alla voce “catering”.
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