Università, quali sono le caratteristiche dei laureati che piacciono alle aziende

Un'identikit del mondo universitario e il suo rapporto con il mondo del lavoro: il Sole24Ore dà un quadro generale sulla situazione di corsi, immatricolazioni e post-laurea.

Un’offerta ampia, vasta e ricca di percorsi: l’Università italiana sembra essersi messa a disposizione per rispondere alle richieste dei nuovi arrivati che, la maggior parte, sta per concludere il liceo con gli ultimi momenti della Maturità 2018/2019.

Infatti, come fa notare il Sole24Ore, in tutta Italia – per l’a.a. 2019/2020 – sono attivi 4.854 corsi di laurea, tra cui 2.293 di primo livello, 2.221 di secondo livello e 340 a ciclo unico. Un aumento del +2% rispetto all’anno accademico 2018/2019, ma che ci vede ancora ultimi in classifica europea per numero di laureati nella fascia d’età 30-34 anni. Incremento anche per quanto riguarda le immatricolazioni: dati importanti, perché per l’anno accademico 2018/19 – anche se ancora i dati sono solo parziali – si contano 298 mila immatricolati. Per la prima volta, dopo la crisi, si toccano le 300 mila unità. E probabilmente potranno aumentare per il nuovo anno.

I vari settori di studio hanno comunque dato risposte effettive per quanto riguarda il mondo del lavoro. Innanzitutto, come scrive il Sole24Ore, i laureati (78,7%) lavorano di più dei diplomati (65,7%). Tra i laureati del 2013, a 5 anni dal titolo, quelli meglio occupati sono i laureati in ingegneria, economia-statistica e professioni sanitarie (tutti sopra all’89%); mentre i laureati dei gruppi giuridico, letterario, geo-biologico e psicologico trovano alcune difficoltà (tutti sotto l’80%). Per le lauree a ciclo unico, invece, troviamo i medici con il 92,4%: quasi il 16% in più dei giuristi.

Fonte: il Sole24Ore

Aumentano le chance di trovare un lavoro per chi arricchisce il proprio curriculum: sia con esperienze all’estero, sia con i tirocini. Infatti, sono fattori che le aziende premiano sia le esperienze lavorative durante gli studi, anche se occasionale (con una chance del 39%) e sia l’Erasmus (che incide del 12% sulla ricerca del lavoro). Incidenza notevole (25%) anche per le conoscenze informatiche.

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