Cresce il fenomeno della mobilità per motivi di studio: gli ultimi dati Almalaurea si rivelano significativi per comprendere la condizione dei giovani universitari del nostro Paese. Dati preoccupanti arrivano dal Mezzogiorno.
Che gli studenti italiani si spostino da una città all’altra per motivi di studio non è di certo una novità, ma scoprire che il fenomeno della mobilità studentesca continua a crescere di anno in anno in maniera significativa, specialmente in regioni diverse dalla propria, può essere importante per comprendere l’attuale condizione del sistema universitario del nostro Paese. È Almalaurea a fornirci gli ultimissimi dati in merito, grazie alla sua annuale indagine che ha coinvolto 280.230 laureati nell’anno solare 2018 e 75 Atenei.
Argomento scottante del nostro tempo, la migrazione per motivi di studio, dentro e fuori dai confini italiani, è un fenomeno che non smette mai di far discutere. Se è vero infatti che, da una parte, lo spostamento di “cervelli” – quando rimane un atto volontario e non obbligato – si rivela utile ad arricchire gli scambi, professionali e umani, tra i giovani studenti del Paese, è anche vero, d’altra parte, che a farne le spese è soprattutto il Sud. È dal Mezzogiorno, infatti, che ancora una volta arrivano dati preoccupanti. Ma andiamo per ordine.
Secondo i dati dell’anno 2018 diffusi da Almalaurea, il 45,9% dei laureati ha conseguito il titolo universitario nella stessa provincia in cui si è diplomato; il 25,9% si è spostato in una provincia limitrofa; il 12,7% si è laureato in una provincia non limitrofa, ma è rimasto all’interno della stessa ripartizione geografica; il 13,3% si è spostato in un’altra ripartizione e il 2,3% proviene infine dall’estero. Ciò che ne consegue è che il 71,8% dei laureati ha studiato al massimo nella provincia limitrofa a quella di conseguimento del diploma.
Comparando i numeri di quest’anno con quelli degli anni precedenti, emerge chiaramente un calo progressivo e, di conseguenza, un aumento degli studenti che si spostano per studiare. Se nel 2015, infatti, la percentuale si attestava intorno al 73,7%, dal 2016 il dato è rimasto in constante calo, passando dal 73,4% al 72,5% del 2017, fino ad arrivare alla percentuale del 2018. A questi dati bisogna far seguire, inoltre, una considerazione importante: il numero di coloro che hanno studiato al massimo in una provincia limitrofa a quella di conseguimento del diploma è più elevata tra i laureati di primo livello (75,7%) e i magistrali a ciclo unico (74,1%), mentre cala sensibilmente tra i laureati magistrali biennali (63,0%).
Chi sceglie un percorso di studio 3+2, infatti, sembra più propenso alla mobilità una volta conseguito il titolo di laurea triennale. Nel 2018, il 23,9% dei laureati ha concluso il percorso magistrale biennale in una ripartizione geografica diversa da quella di conseguimento del diploma: la percentuale comprende sia coloro che hanno compiuto l’intero percorso universitario da fuori sede (12,5%) sia coloro che si sono spostati dopo la laurea di primo livello (11,4%). Solo l’1,4%, invece, ha ottenuto il primo titolo di laurea fuori dalla propria ripartizione, per poi rientrare per compiere gli studi magistrali.
Ma quali sono le ragioni che portano gli studenti italiani a spostarsi da un’università all’altra? Le motivazioni alla base di questi spostamenti sono, da sempre, generalmente due: una è legata al territorio, mentre l’altra alle discipline studiate. Quest’ultima, dando un’occhiata ai dati del Consorzio, riguarda più strettamente i gruppi disciplinari: chi studia ad esempio nell’ambito giuridico, economico-statistico o medico tende a restare nella provincia di conseguimento del diploma o in una provincia limitrofa; l’esatto opposto si verifica, invece, per chi invece studia lettere, lingue, psicologia o discipline che rientrano nel gruppo politico-sociale.
Tuttavia, è il fattore geografico a risultare il più influente nella scelta degli studenti. Secondo i dati, i laureati che hanno conseguito il titolo di scuola secondaria di secondo grado al Centro, rispetto a quelli del Nord o del Sud, concludono gli studi universitari più di frequente nella medesima provincia (56,0% rispetto al 43,9% e al 45,4%, rispettivamente) o al più in una provincia limitrofa (26,6% rispetto al 33,3% e il 20,1% rispettivamente). Le motivazioni potrebbero risiedere nel fatto che gli atenei della Capitale offrano una ricca offerta formativa e che “coprano”, in una certa maniera, le lacune della provincia. I laureati del Nord, invece, scelgono molto spesso un’università in una provincia non limitrofa (il 20,3%), ma senza cambiare ripartizione geografica. Quest’ultima scelta, invece, è quella che caratterizza un laureato meridionale su quattro.
È per gli studenti del Sud, infatti, che il fenomeno migratorio diventa consistente e, molto spesso, obbligato: il 26,4% decide di conseguire la laurea in atenei del Centro o del Nord Italia. Le motivazioni alla base di questa scelta, secondo Almalaurea, sono chiare: le regioni del Centro-Nord offrono maggiori possibilità lavorative, un sistema di diritto allo studio più solido ed efficace e un maggior numero di sedi universitarie. Questi dati sembrano perciò confermare gli allarmi sulla fuga dei giovani del Mezzogiorno: un numero sempre più elevato di studenti – che potrebbero rappresentare, al contrario, un valore aggiunto per gli atenei del Sud – decide per ragioni lavorative e di opportunità di spostarsi in altre regioni d’Italia. Il numero di chi torna al Sud, dopo la laurea, è poi infinitamente ridotto.
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