La redazione di LiveUnict riceve e pubblica la segnalazione di uno studente dell'Università di Catania, che vorrebbe aprire un dibattito sul nuovo codice d'Ateneo. La lettera è pubblicata all'interno della rubrica "Alza la voce", destinata a raccogliere le segnalazioni degli studenti anche in forma anonima.
È stata pubblicata la bozza del Codice etico e di comportamento dell’Università degli studi di Catania. I Docenti, il Personale tecnico-amministrativo e gli Studenti dell’Università di Catania potranno consultare il documento fino al prossimo 30 maggio e far pervenire eventuali osservazioni o suggerimenti, entro il 31 maggio, all’Ufficio prevenzione corruzione e trasparenza dell’Ateneo, scrivendo all’indirizzo upct@unict.it.
Ho letto la bozza del codice etico redatto dall’Università di Catana, rispetto al precedente (2015) lo ritengo maggiormente esaustivo e con temi di estrema importanza. Considerando la possibilità data agli studenti di porre i loro accorgimenti ho posto l’attenzione sulla ricerca degli articoli che potessero descrivere il comportamento etico adottato dall’Università degli studi di Catania per gli studenti che effettuano il trasferimento in ingresso.
Nel precedente codice etico è presente l’articolo 9 “valorizzazione del merito” ed in particolare il punto 1, che recita: “Il riconoscimento e la valorizzazione del merito costituiscono uno dei compiti fondamentali dell’Ateneo”. Esso, nonostante presente anche nella bozza del nuovo codice etico, secondo la mia esperienza non riguarda la valorizzazione del merito degli studenti che hanno svolto il trasferimento in ingresso, in quanto, con il trasferimento presso l’Università degli studi di Catania, per lo stesso corso di laurea, mi sono ritrovato (ancora oggi) ad avere l’annullamento di quasi tutti gli esami sostenuti nell’università di provenienza, nonostante i piani di studio appaiano equivalenti.
Per questo motivo, considerando che nella bozza del codice etico, esiste la SEZIONE 3 “DIDATTICA E RICERCA E ATTIVITA’ GESTIONALE DEI DOCENTI” che contiene l’Art. 13 identificato come “Libertà accademica” e che contiene al suo interno 4 punti:
Punto 1. L’Ateneo si impegna alla creazione di un ambiente che favorisca l’ideale di libertà e autonomia individuale, inteso come necessario presupposto per il perseguimento dell’eccellenza nella ricerca scientifica e nell’insegnamento, per la valorizzazione delle professionalità e l’ampliamento della conoscenza.
Punto 2. L’Ateneo promuove lo svolgimento di un’attività didattica e di ricerca responsabile e di elevata qualità e persegue il raggiungimento dei migliori standard a livello internazionale, sostiene la valorizzazione delle capacità ed esperienze individuali e favorisce l’arricchimento continuo delle conoscenze.
Punto 3. Nell’esercizio della libertà accademica, tutti i componenti dell’Università sono tenuti a mantenere una condotta seria e responsabile in conformità ai principi di integrità, onestà, indipendenza, imparzialità, trasparenza, solidarietà e attenzione per le generazioni future.
Punto 4. Tutti i componenti dell’Università sono inoltre tenuti a collaborare con gli organi di governo dell’Ateneo e a rispettarne le decisioni.
Vorrei che si potesse aggiungere un ulteriore punto per salvaguardare la libertà della studente nel poter continuare i propri studi all’Università di Catania senza incorrere alla mancata/parziale convalida dei CFU per gli stessi settori scientifico-disciplinari, già superati nell’Università di provenienza, evento che inevitabilmente lede la libertà dello studente nella continuità degli studi.
Claudio Rallo, studente dell’Università degli studi di Catania, corso di laurea in Infermieristica.
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