Finora si tratta solo di ipotesi formulate a seguito del rinvenimento nella prima carcassa di diversi chili di plastica. Da approfondire le cause legate alla morte degli altri due esemplari.
Si infittisce il mistero dei capidogli spiaggiati sulle coste siciliane, il cui numero è salito a tre negli ultimi cinque giorni. Un numero altissimo se si considera il fatto totalmente anomalo per l’Isola e che tutte e tre le carcasse sono state ritrovate in soli 100 chilometri complessivi di costa, tutte nella parte settentrionale della Regione. Restano da chiarire soprattutto le cause che hanno provocato la morte degli ultimi due giovani esemplari, in quanto non sembrerebbe che siano stati rinvenuti segni di impatto con eliche o imbarcazioni.
Il primo capodoglio, rosa per la pelle persa durante il tragitto, ha raggiunto i litorali siciliani in avanzato stato di decomposizione ed è stato ritrovato venerdì mattina nella zona di Lascari, Cefalù. Note, nel suo caso, le circostanze che avrebbero portato alla morte: in particolare, la necroscopia ha decretato che nel suo stomaco c’erano diversi chili di plastica che potrebbero essere stati determinanti per la sua morte. Non sono invece stati riscontrati segni che possano far pensare al decesso legato all’impatto con imbarcazioni. Era un capodoglio femmina giovane, di circa 6-7 anni, lungo appena sei metri.
La necroscopia del secondo esemplare, invece, si terrà giovedì. La carcassa è stata prima avvistata in mare, ma poi ritrovato spiaggiato nella zona di Sant’Erasmo a Palermo. In una intervista rilasciata a LaRepubblica, Carmelo Isgrò del comitato tecnico scientifico del museo della fauna dell’Università degli studi di Messina afferma che non sarebbero state ritrovate tracce di scontri che potrebbero averne determinato la morte, mentre è probabile che all’interno del suo stomaco possa essere ritrovata della plastica.
Il terzo ritrovamento, che insospettisce ulteriormente i biologi marini, è avvenuto ieri mattina a Capo Calavà, poco distante da Milazzo. Anche in questo caso si tratterebbe di un esemplare giovane, tanto che non gli sarebbero nemmeno spuntati i denti. Diverse le ipotesi formulate dagli esperti per spiegare la frequenza dei decessi: potrebbe trattarsi di un branco che si stesse spostando insieme, vista la prossimità temporale e geografica dei ritrovamenti, ma le cause e le ragioni di questi ritrovamenti devono ancora essere sottoposte a ulteriori accertamenti.
Ciò che è certo, invece, è il drammatico dato dei capidogli trovati spiaggiati sulle coste. In Italia, con quello di martedì, è il settimo caso di questi giganti del mare trascinati dalle correnti fino ai litorali della Penisola. Si ricorda, in questa circostanza, del capodoglio trovato a Porto Cervo, in cui furono rinvenuti 22 chili di plastica. I recenti ritrovamenti siciliani aprono però a nuovi interrogativi, difficili da spiegare, malgrado il dato dell’inquinamento dei mari resti il principale indiziato.
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