L'unione è alla radice dell'amore. La ricerca dell'anima gemella narrata dal mito degli Androgeni: ''Per ciascuna persona ne esiste dunque un’altra che le è complementare''.
Da sempre la produzione artistica e culturale ha affrontato il tema dell’amore impegnando poeti, scrittori e artisti nel tentativo di poter cogliere l’essenza di quel sentimento che pervade con mille sfumature la nostra esistenza. Da Shakespeare e Tolstoj nella letteratura alla scultura con la rappresentazione dell’amore di Apollo e Dafne di Bernini a quello di Amore e Psiche del Canova per citarne alcuni. L’idea però della ”ricerca dell’anima gemella”, che parafrasando spesso noi usiamo, deriva da un antico mito di Platone raccontato da Aristofane nel celebre Simposio.
Tempo addietro – espone il poeta – non esistevano, come adesso, soltanto il sesso maschile e quello femminile, bensì oltre a quelli già citati, il sesso androgino. Gli androgini avevano in comune caratteristiche sia maschili che femminili. Avevano un unico corpo piuttosto basso; la sua testa presentava due facce, ciascuna delle quali guardava in una direzione. Era come se fossero due creature unite per le spalle, con due sessi diversi, quattro gambe, quattro braccia.
La creatura, uomo e donna insieme, sembrava invincibile, forte e vigile. Sicuri della loro forza gli esseri umani tentarono di scalare l’Olimpo ma Zeus offeso dalla loro presunzione e preoccupato dalla loro potenza decise di separarli per sempre lanciandogli una saetta. In questo modo gli esseri umani furono divisi e persero la loro grande forza.
Da quel momento gli umani sono alla ricerca della loro antica unità e della perduta forza che possono ritrovare soltanto unendosi sessualmente. Da questa divisione in parti nasce negli umani il desiderio di ricreare la primitiva unità, tanto che le “parti” non fanno altro che stringersi l’una all’altra, e così muoiono di fame e di torpore per non volersi più separare. Zeus allora, per evitare che gli uomini potessero estinguersi, mandò nel mondo Eros affinché, attraverso il ricongiungimento fisico, essi potessero ricostruire l’unità perduta, così da provare piacere e riprodursi.
La ricerca della propria metà evidenzia, innanzitutto, la debolezza di ogni singolo essere umano che tenta incessantemente di potersi ricongiungere, non solo il suo corpo ma soprattutto la sua anima alla ricerca di una vecchia unità iniziale.
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