Si accende la diatriba su Facebook in seguito al restauro dei lampioni che illuminano il salotto barocco del centro storico di Catania.

Se nelle ultime settimane vi è capitato di passare da piazza Università avrete notato qualcosa di diverso. In effetti qualcosa è cambiato. Nessuna modifica epocale – come invece avvenne nel 1957 quando le palme della piazza vennero abbattute e sostituite dagli attuali quattro candelabri che adornano la piazza – tuttavia, le quattro opere d’arte in bronzo che raccontano le leggende catanesi della giovine Gammazita, dei fratelli pii Anapia e Anfinomo, del paladino Uzeta e del sub Cola Pesce sono quelle direttamente coinvolte nel restauro che ha fatto storcere il naso a molti catanesi.
I candelabri realizzati nel 1957, dal maestro Mimì Maria Lazzaro e dallo scultore Domenico Tudisco, infatti, sono stati dipinti di grigio. Avete capito bene, dipinti nonostante fossero in bronzo. Immediatamente, sui social è scoppiata la polemica.
“Va contro le leggi del restauro – commenta Grazia -. L’opera restaurata va resa leggibile e adatta alla funzione che ha, senza stravolgere forme e colori (insomma non è il muro di casa che puoi colorare come vuoi). Ci sono regole ben precise, si parte da queste generali per poi arrivare a leggi più mirate e adatte al caso e all’esigenza della singola opera. Ma questa del colore totalmente diverso dall’originale, è fuori da tutto ciò“.
Più malinconico, ma allo stesso tempo critico, Giancarlo: “Sento tristezza perché la Sicilia, e Catania in particolare, è la terra degli ‘spetti’, in cui solo i fessi rispettano la legge e la professionalità. Ed è in nome di questa ‘spittizza’ che stiamo distruggendo una terra meravigliosa”; per altri invece è puramente una questione di tempo: “Hanno scelto la via più facile poiché il bronzo prima si deve pulire e poi ricevere una passata di vernice trasparente per non farlo ossidare”.
Non manca infine chi ci scherza su con delle battute, comunque, al vetriolo: “Forse il prossimo passo è di rimettere le palme?” e ancora “Fra poco vedremo la cupola della Badia di Sant’Agata colorata di rosso”; quest’ultima tinta molto gettonata nei commenti: “Ancora non hanno pensato a un bell’intonaco rosso pompeiano per il Palazzo degli Elefanti… forse perché non si può dare con lo spray”.
Insomma, quello in piazza Università, è un duro colpo all’arte e a chi era legato ai basamenti dei quattro lampioni che hanno fatto da cornice – per oltre 60 anni – ai maestosi palazzi del Comune, dell’Università e del Palazzo San Giuliano: oggi, nella loro nuova tenuta, i candelabri “sembrano di plastica” e hanno perso la naturalezza e l’incanto che da sempre li ha avvolti.
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