Una mail inviata per errore scatena numerose polemiche: una giovane biologa palermitana riceve una mail discriminatoria con cui le si nega uno stage in un'azienda di Pordenone.
Erminia Muscolino, 30 anni, è la protagonista di questa vicenda. Originaria di Ficarazzi, in provincia di Palermo, è laureata in biologia e sta frequentando un corso di specializzazione in biotecnologia medica e medicina molecolare.
La biologa decide di inviare il proprio curriculum a diversi centri in Italia che si occupano di ricerca clinica per intraprendere uno stage, a titolo gratuito. Fra i vari centri, ne spedisce uno in provincia di Pordenone, all’Istituto Tumori Cro di Aviano, essendo disponibile ad andare lontano dalla Sicilia anche a titolo gratuito.
Proprio dall’azienda di Pordenone riceve risposta tramite una mail. “Già ricevuta anche io….Figurati se prendiamo una di Palermo”, si legge nel corpo della mail. Queste sono le parole scambiate tra due dirigenti del centro, destinate ad un uso interno, ma erroneamente inviate alla biologa. La comunicazione interna tra i due dirigenti faceva riferimento alla richiesta di stage della biologa palermitana, ma il testo della mail era chiaramente indirizzato ad un’altra persona.
A quel punto Erminia Muscolino decide di rispondere in modo risentito e contrariato. Amareggiata dalle parole discriminatorie, invia una mail di risposta.
“Sorvolo sul profilo penale che si può desumere dalle sue parole, palesemente discriminatorie per i palermitani” – replica la biologa –. “Io volevo solo ringraziarla: ho capito che questo centro non fa per me. A Palermo abbiamo menti libere, non credo potrei esprimere al meglio le mie potenzialità professionali e umane collaborando con persone con la mente ristretta ed evidentemente corrotta da stupidi pregiudizi”. Infine li esorta a non tenere conto della sua candidatura.
Non tarda ad arrivare la risposta da Pordenone: “Non c’è nulla di male nella provenienza da Palermo e il suo atteggiamento belligerante non ha proprio senso. Il punto è che non possiamo offrire contratti economicamente vantaggiosi per disposizione della legge Madia ma solo borse di studio eventuali e non sufficienti a garantire una posizione per qualcuno che viene da lontano. Ecco perché non consideriamo persone geograficamente lontane”.
“Un modo banale per giustificare la mail precedente”, ribatte la biologa, amareggiata e delusa da questo tipo di discriminazioni. Per l’occasione si è, inoltre, fatta portavoce di altri giovani meridionali con il desiderio di crescere e lavorare fuori, a volte vittime di selezioni territoriali.
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