Secondo i dati di uno studio elaborato dall’Associazione di Scuole AlmaDiploma e dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea sulle scelte lavorative compiute da 85mila diplomati dopo la maturità, è più semplice per uno studente trovare un’occupazione se nel proprio curriculum sono presenti stage e alternanza scuola lavoro. Dalla ricerca emerge che quasi 7 ragazzi su 10, dopo il diploma, decidono di frequentare l’università e uno su 4 è uno studente lavoratore. Molti sicuramente decidono di lavorare per potersi mantenere gli studi, ma alcuni lo fanno anche per iniziare già a far parte del mondo del lavoro. Un ragazzo su 5, invece, sceglie di dedicarsi direttamente al lavoro, senza passare dalla laurea, mentre il 13% non lavora e non studia, aspettando di trovare un’occupazione. Ma come sono riusciti a trovare un impiego i ragazzi che lavorano già dopo il diploma?
Secondo i dati raccolti, le attività di alternanza scuola-lavoro e gli stage svolti durante la formazione si rivelano essere una marcia in più per gli studenti. Dati alla mano: chi ha svolto l’alternanza scuola-lavoro durante gli studi ha il 40,6% in più di probabilità di lavorare. La probabilità cresce se lo stage viene svolto in azienda dopo il diploma, raggiungendo il 70,9%. Spesso succede infatti che lo stage si trasforma in un rapporto di lavoro: l’azienda è quindi propensa a offrire un impiego a ragazzi che hanno già lavorato presso di loro. La tanto contestata alternanza scuola lavoro, che prevede, durante l’ultimo triennio di scuola superiore, lo svolgimento di una sorta di stage all’interno di aziende private o enti pubblici, potrebbe invece rivelarsi molto utile per offrire degli sbocchi lavorativi agli studenti.
Il ministro dell’Istruzione Bussetti sostiene: “L’alternanza è uno strumento importante per l’acquisizione di competenze trasversali che servono per inserirsi anche nel mondo del lavoro, ma i percorsi offerti ai ragazzi devono essere di qualità, vanno progettati bene. In passato non è stato sempre così. Per questo siamo intervenuti riducendo le ore obbligatorie. Ora diamo più autonomia agli istituti, ai docenti, che avranno un monte orario minimo più basso, ma potranno anche raddoppiarlo, se vorranno e se utile per i loro studenti.”