“Il dissesto comunale. Un buco da 1,6 miliardi di euro. Di chi è la colpa?” – questo è l’argomento caldo delle ultime settimane, questo l’interrogativo che non dà pace ai catanesi. Ma soprattutto in un momento tanto buio per la città, la domanda principale dopo il rigetto del ricorso alla Corte dei Conti, è: “Come farà la città a venirne fuori? Che ne sarà delle migliaia di lavoratori dipendenti del Comune?”
Ed è proprio per non arrendersi e per chiedere una risposta soddisfacente a questo interrogativo che questi lavoratori, guidati dai sindacati, e tantissimi cittadini hanno preso parte al corteo che ieri pomeriggio da Villa Bellini ha raggiunto piazza Università.
“Catania è viva, nessuno spenga la luce!” – è questo lo slogan del corteo, voluto dalle maggiori single sindacali, Cgil, Cisl, Uil, Ugl. Non soltanto uno slogan, ma un grido di protesta contro anni di cattiva amministrazione e di malgoverno della città. Un grido però più silenzioso di quanto ci si aspettasse, come di chi è indignato, ma lo è da sin troppi anni. Un grido quasi soffocato dal timore che tutti gli sforzi fatti per farsi ascoltare non serviranno a nulla. È il grido dei catanesi, che restano attaccati alla speranza, ma non abbandonano la triste rassegnazione che in questa terra non cambierà mai nulla.
Più ottimista è il Sindaco Salvo Pogliese, presente all’inizio del corteo. Seppur consapevole che “la città Catania sta attraversando il periodo più buio della sua storia”, il sindaco eletto lo scorso giugno confida che dopo un periodo di difficoltà la città sarà in grado di riprendersi, di rinascere. Sin dai giorni scorsi, infatti, il sindaco si è affidato alle parole di Papa Giovanni Paolo II, “Catania alzati e rivestiti di luce e giustizia”, per scuotere la città a riunirsi nelle difficoltà e ad avere fede nella rinascita.
Se all’orizzonte, arrivano dalla Regione e dal Governo Musumeci degli interventi e delle proposte che lasciano ben sperare, sono in molti a pensare che per salvare Catania non basteranno gli eventuali 60 milioni di fondi che dovrebbero essere stanziati per pagare gli stipendi dei lavoratori. Per salvare Catania da un simile default occorrono altre misure straordinarie. Ma solo il tempo permetterà di capire quali saranno le mosse politiche dell’amministrazione Pogliese, la quale promette di adempiere ai propri doveri, per “ripartire dal valore della credibilità”.
Credibilità, che come si legge tra le righe dell’ultimo post Facebook del sindaco non sembra aver contraddistinto i precedenti amministratori della città. E mentre prende ancora fuoco lo scontro politico, con l’ex sindaco Enzo Bianco che in un lungo video si difende, scaricando l’intera colpa dell’attuale dissesto al quindicennio in cui la città è stata governata da Scapagnini e Stancanelli, l’unica cosa che chiedono i catanesi è onestà e trasparenza. Due parole, due valori con i quali la politica catanese non è mai andata molto d’accordo. Ma è proprio da questi valori, dalla trasparenza, dall’onestà e della giustizia che può e deve partire la salvezza di Catania.