Mai più siti archeologici chiusi, i fondi per i custodi arrivano dagli incassi dei biglietti. Lo ha annunciato lo stesso Nello Musumeci, presidente della Regione Sicilia, che in questa maniera vorrebbe allontanare uno dei problemi che da sempre affigge il turismo culturale siciliano, divenendo causa di brutte figure e scherno da parte dei visitatori stranieri. La mancanza del personale di custodia, infatti, ha spesso causato la chiusura dei parchi archeologici, anche in periodi di particolare affluenza turistica, provocando una perdita ingente sia dal punto di vista meramente economico ma anche per quanto riguarda l’immagine della Regione, nota per la scarsa valorizzazione dei propri beni storici e culturali.
Si punta, quindi, a semplificare la legge 20 del 2000, permettendo di utilizzare gli introiti ricavati dalla vendita dei biglietti d’ingresso anche per il pagamento dei salari accessori del personale di custodia, scongiurando così il fastidioso inghippo dei parchi archeologici chiusi, specialmente nei festivi e durante il periodo estivo.
“L’istituzione dei Parchi archeologici – ha dichiarato il presidente della Regione Nello Musumeci – è tra le priorità del mio governo. Vogliamo adottare un modello virtuoso per la fruizione dei Beni culturali nella nostra isola, con strutture dotate di autonomia scientifica e di ricerca, organizzativa, amministrativa e finanziaria. I numeri ottenuti fino a oggi ci confermano la validità di questo percorso: una gestione snella e autonoma che rappresenta una formula moderna di godimento e tutela, con una costante crescita, sia in termini di qualità dei servizi che di richiamo turistico per un vasto territorio”.