Pubblicato anche quest'anno il rapporto Ecosistema urbano di Legambiente: come l'anno scorso, i dati più disastrosi sono quelli che riguardano le città siciliane che si piazzano tra le ultime posizioni. Catania ultima in classifica.
In collaborazione con l’Istituto di Ricerche Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore, Legambiente ha stilato l’annuale classifica sull’ecosistema urbano dei capoluoghi del nostro Paese. Il rapporto di quest’anno, che è il venticinquesimo, si basa su diciassette parametri raggruppati in cinque macro aree: aria, acqua, rifiuti, trasporti, ambiente ed energia. In primissima posizione, tra le città italiane, si colloca Mantova che registra la migliore performance. Seguono Parma, Bolzano, Trento e, a sorpresa, Cosenza che spicca tra le città del Sud Italia.
Anche stavolta, la Sicilia e le sue città collezionano punteggi disastrosi senza distinzioni da Est a Ovest, piazzandosi in massa agli ultimi posti della classifica. Dalla 97esima posizione in giù troviamo ben cinque città siciliane: Trapani, Siracusa, Palermo, Agrigento e Catania, la quale si piazza alla 104esima, nonché ultimissima, posizione. Un netto peggioramento rispetto all’anno scorso, quando la città etnea si collocava al centesimo posto, seguita da Palermo ed Enna. Tra le città dell’Isola, in miglioramento solo Enna, che acquista ben 21 posizioni rispetto all’anno scorso, e Caltanissetta.
Per quanto riguarda, nello specifico, la città di Catania nessuno dei cinque ambiti su cui Legambiente si focalizza sembra registrare qualche segnale positivo o di miglioramento rispetto all’anno scorso. A dispetto degli ultimi interventi operati sulla città, ad esempio, su aree pedonali, piste ciclabili, trasporti e raccolta differenziata, pare che qualcosa continui a non funzionare come dovrebbe. Ancora troppo pochi risultano gli interventi da parte della Regione e dei Comuni a fronte di questi dati che si configurano come spie d’allarme da non sottovalutare per la qualità della nostra vita.
Tra i dati più preoccupanti, quelli sullo stato dell’aria e l’inquinamento atmosferico. Se è vero che, in generale, l’Italia non gode di un elevato numero di città che possono vantare un’ottima qualità dell’aria, superando spesso i parametri delle norme comunitarie, Catania è tra quelle che registrano risultati peggiori. Risultati che, nonostante le continue ammonizioni, ogni anno peggiorano a vista d’occhio, come quello che riguarda, ad esempio, il Biossido di azoto per il quale passiamo dalla 68esima posizione alle 78esima.
Un risultato negativo che si ricollega immediatamente a un altro: il trasporto pubblico e il car sharing, servizio quest’ultimo che continua a registrare atti vandalici. Nonostante i miglioramenti in fatto di mobilità che la città di Catania ha registrato negli ultimi anni, grazie soprattutto all’ampliamento della rete metropolitana e dei suoi servizi, che continuano ad attrarre un gran numero di utenti, i nostri dati sulla mobilità possono decisamente migliorare. Tra le grandi città, Catania è ultima in classifica per passeggeri del trasporto pubblico.
Anche per quel che riguarda l’acqua, si continuano a registrare performance pessime soprattutto in termini di depurazione, dove la città etnea si piazza al centesimo posto. Tuttavia, la sezione con risultati più bassi per Catania è quella che riguarda i rifiuti. Se è vero che, negli ultimi anni, molte zone della città sono state coinvolte nella raccolta porta a porta, sono moltissime le altre che continuano a utilizzare ancora i normali cassonetti della spazzatura, rimanendo tagliate fuori dalla raccolta differenziata. Risultato? Siamo il fanalino di coda del nostro Paese.
Si tratta di una fotografia estremamente sconfortante per la città di Catania e l’intera Regione che, in generale, ne esce letteralmente con le ossa rotte. A differenza di altri Comuni che si mobilitati per migliorare le proprie performance, promuovendo strategie legate alla sostenibilità, la Sicilia non sembra ancora essere entrata nell’ottica di un cambiamento sicuramente gravoso ma necessario. Eppure le spie di un disastro ampiamente annunciato si sono ampiamente manifestate nelle settimane scorse, settimane in cui tutto l’hinterland catanese e alcune zone dell’entroterra siciliano hanno dimostrato all’intero Paese di essere a dir poco impreparate di fronte alle difficoltà causate dal cambiamento climatico e ambientale in atto.
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