Nei giorni scorsi in Francia ha fatto molto discutere la decisione di vietare l’uso dei cellulari e tablet a scuola. I motivi principali sarebbero, oltre alla distrazione che potrebbero causare, anche un tentativo di limitazione del cyberbullismo o del bullismo in generale, oltre a cercare di favorire il confronto e il dialogo “reale” e non virtuale, tra gli studenti. Gli insegnanti potranno invece utilizzare i dispositivi ma solo per uso didattico.
Il ministro Bussetti si è pronunciato sulla decisione dello Stato francese esponendo la propria opinione. Bussetti si è dichiarato favorevole all’uso degli smartphone in classe da parte degli studenti, se questi dispositivi vengano utilizzati per scopi didattici e non come distrazione dalla scuola. La tecnologia può essere utile durante l’apprendimento o anche per l’uso di libri in formato elettronico sui tablet, ma il ministro si è dichiarato “refrattario” all’uso delle chat e della messaggistica istantanea. Gli studenti, dal canto loro, si difendono spiegando che questi mezzi, come ad esempio i gruppi su Whatsapp, possono diventare veri gruppi di studio nei quali spesso sono inseriti anche i docenti. Molti studenti anche se studiano da soli a casa, affermano di essere sempre in contatto con la classe attraverso questi gruppi, in modo da avere un aiuto diretto e istantaneo nel momento del bisogno.
L’Italia sembra quindi discostarsi dal resto del mondo: nel nostro Paese, infatti, sono le singole scuole a regolamentare l’uso dei cellulari, mentre altre nazioni, come la Francia, stanno adottando misure che partono dall’alto. Anche in Gran Bretagna e negli USA è infatti attivo il divieto dell’uso di cellulari in classe, anche se ci sono accesi dibattiti in merito.