La condizione di insularità mette la Sicilia in una posizione di svantaggio quando si tratta di doversi spostare, per una qualunque ragione, nel Nord Italia. L’assenza di un collegamento ferroviario all’altezza degli standard del resto della Penisola e la difficoltà nello spostarsi con tariffe modiche e tempi brevi via autobus rende spesso la soluzione dell’aereo l’unica accessibile per chi non riesce a programmare i suoi spostamenti con sufficiente anticipo. Peccato che anche i prezzi dei biglietti aerei spesso sono lontano dall’essere economici.
A denunciare la situazione di disagio in cui versano i siciliani è la Ugl Catania, che per la terza stagione consecutiva ha effettuato un monitoraggio sulle tariffe aeree tra la Sicilia e il Nord Italia nel periodo estivo, definendo in una nota “impietosi” i dati emersi “con costi quasi sempre insostenibili” come spiega il segretario generale territoriale Giovanni Musumeci.
“Come ormai è consuetudine – dichiara il sindacalista – abbiamo monitorato principalmente i voli andata e ritorno da Milano, ed è veramente paradossale come un siciliano che, per un qualsiasi motivo, non può programmare in tempo utile debba accollarsi anche una spesa che si aggira tra i 400 ed i 500 euro per un viaggio nei giorni di fine agosto. Va “meglio” su Torino dove il costo medio per un volo è di 350 euro, mentre per Bologna e Venezia ci vogliono tra i 300 ed i 400 euro, ed in media una somma pari a 250 euro per la città di Genova. Su Roma, con 170 euro a persona, si può andare e ritornare. Non osiamo dunque pensare a quale cifra potrebbero schizzare i biglietti se acquistati, per una partenza improvvisa, anche un giorno prima“.
Prezzi da capogiro, verrebbe da dire, che penalizzano soprattutto le categorie più deboli, come studenti e lavoratori pendolari. Soprattutto nel primo caso, al costo della vita generalmente più alto nel Nord Italia e alle spese che inevitabilmente la vita da studente fuori sede comporta, si aggiungono le difficoltà nel trovare tariffe a prezzi vantaggiosi con un anticipo relativamente breve.
“La cosa che ci fa più rabbia – aggiunge il segretario territoriale – è che, nonostante tutte le prese di posizione giunte da più parti, in questi anni non si è fatto ancora nulla per mitigare una situazione che, indubbiamente, penalizza l’utenza formata soprattutto dai lavoratori, dagli studenti, dalle migliaia di turisti che si muovono sul territorio nazionale e, principalmente, da chi ha bisogno di cure”.
Per queste ragioni, il sindacato chiede alla politica sia locale che nazionale di attivarsi per appianare il dislivello tra la regione e il resto dell’Italia. “Da quando abbiamo lanciato l’allarme – continua Musumeci – poco o nulla si è concluso, ma in compenso abbiamo assistito al dibattito sulla dichiarazione di insularità che, da Bruxelles a Palermo non ha ancora portato né risultati, né vantaggi per la Sicilia e i siciliani.
In compenso – prosegue – all’Assemblea regionale c’è in discussione una proposta di referendum popolare ed un disegno di legge per far inserire dal parlamento nazionale una modifica nello Statuto della nostra regione con l’aggiunta del principio di insularità.”
Il sindacalista, infine, si dichiara contrario allo stanziamento di somme per consentire l’indizione di una consultazione, ritenendo che sarebbe preferibile ammortizzare i costi accorpandola con una tornata elettorale nazionale o regionale; ma, precisa, l’unico appuntamento già fissato da tempo sono solo le elezioni Europee del maggio/giugno 2019.