Non tutti gli studenti sono a conoscenza del cosiddetto “riscatto della laurea ai fini pensionistici”. In questo breve vademecum vi spieghiamo di cosa si tratta e quali sono i casi in cui conviene farla.
Il riscatto della laurea è un istituto a pagamento che consente di conteggiare gli anni di studio come contributi utili ai fini pensionistici. Riscattando la laurea, infatti, è possibile conteggiare gli anni “persi” nello studio come anni lavorativi veri e propri e ottenere alcuni vantaggi, come ad esempio la possibilità di andare in pensione prima o avere una pensione più elevata.
Non tutti gli anni di studio sono riscattabili attraverso questa procedura, ma solamente quelli in corso. La domanda inoltre non è soggetta ad alcun termine e può essere presentata in qualsiasi momento attraverso la procedura online descritta sul portale dell’INPS, anche prima dell’inizio dell’attività lavorativa.
È possibile dilazionare il pagamento del riscatto in 120 rate mensili senza l’aggiunta degli interessi e le somme pagate sono interamente deducibili dal reddito imponibile ai fini Irpef.
I costi del riscatto sono variabili e si possono trovare maggiori informazioni sul portale dell’INPS, ma in generale sono determinati con le norme che disciplinano la liquidazione della pensione con il sistema retributivo o con quello contributivo, tenuto conto della collocazione temporale dei periodi oggetto di riscatto.
Non è possibile dare un’unica risposta a questa domanda, in quanto sono molteplici i fattori che entrano in gioco, tra cui l’obiettivo che si potrebbe raggiungere con il riscatto (ad esempio il pensionamento anticipato o l’aumento dell’assegno mensile Inps) e la possibilità di investire in forma alternativa la cifra spesa per riscattare la laurea.
Tuttavia, esistono alcune situazioni in cui può risultare vantaggioso riscattare. Secondo Michele Bartolini, consulente finanziario; se gli anni di laurea consentono di superare il limite dei 18 anni di contribuzione al 31 dicembre 1995, in modo da poter avere la pensione per la maggior parte calcolata con il metodo retributivo; se grazie agli anni di studio si arriva a raggiungere la pensione di anzianità prima dell’età pensionabile per la vecchiaia (ad esempio si può lasciare il lavoro a 62 anni invece che a 66).
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