La sezione del rapporto biennale, stilato da ANVUR, riguardante il Diritto allo studio e la contribuzione economica per gli studenti presenta una situazione di relativo aumento della spesa per incrementare le risorse, le quali però al Sud non riescono a coprire la richiesta degli idonei.
Non sono del tutto confortanti i dati emersi dal rapporto biennale sullo stato del sistema universitario e della ricerca, pubblicato quest’anno dall’Agenzia Nazionale di Valutazione del sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR). La maggior parte degli studenti universitari in Italia non beneficia di alcun supporto economico anche se le tasse, sia nel pubblico che nel privato, sono relativamente contenute.
Nell’a.a. 2016/17, il 13,2% degli iscritti a un corso di laurea in un ateneo statale è stato esonerato dal pagamento delle tasse universitarie. Tra gli studenti che invece erano tenuti a pagare le tasse il 54,4% ha pagato un importo non superiore ai 1.000 euro, con differenze però marcate tra le aree geografiche: molto meno nell’area di Nord-est (32%), rispetto alle Isole (69%).
L’importo medio della tassa di iscrizione è più alto per gli studenti degli atenei della Lombardia e del Veneto, 1.670 e 1.547 euro ciascuno, rispetto a quelli iscritti in un ateneo della Sardegna o della Basilicata, rispettivamente 830 e 775 euro.
Inoltre il diritto allo studio, siglato DSU, presenta evidenti differenze regionali oltre a una carenza di risorse, ammontando a una cifra parti al 616,2 milioni di euro, di cui 222,8 sono relativi al Fondo Integrativo Statale (FIS), e 224 invece sono prelevati tramite la tassa regionale per il diritto allo studio (pagata dagli studenti all’atto d’iscrizione e che in alcuni casi può variare in base all’ISEE). Proprio questa tassa è aumentata costantemente negli ultimi 10 anni, fino a raddoppiare in alcune regioni come Abruzzo, Campania e Molise, restando però invariata dal 2014.
Il FIS è volto al finanziamento di prestiti d’onore e di borse di studio. La distribuzione del FIS tra le regioni è realizzata per distribuire un maggior numero fondi alle regioni che destinano più risorse alle borse di studio, che hanno un maggior numero di idonei, in particolare i fuori sede, e con più posti letto. Proprio nell’ultimo decennio la percentuale di ripartizione del fondo per aree geografiche è stabile, ma nel 2017 il Sud e le Isole hanno visto un aumento sostanziale delle loro quote.
Nel 2017 le risorse proprie delle regioni destinate al diritto allo studio sono cresciute in tutte le aree geografiche dello Stivale, le quali finanziano le borse di studio, i servizi abitativi e i servizi di ristorazione. Per le borse di studio, la copertura degli idonei è aumentata dal 70% fino al 95,7% e negli ultimi due anni è stata completa nel Nord e nel Centro Italia, ma nel Mezzogiorno rimane inferiore al 90%.
Per i posti letto invece, tra il 2014 e il 2017 le risorse abitative sono aumentate di 1.500 unità per gli enti che gestiscono il DSU e di 232 unità per i collegi di merito. Il numero di posti letto assegnati è stato pari a circa un quarto degli studenti idonei alla borsa di studio, i quali comprendo però anche coloro che non hanno diritto all’alloggio o gli idonei alla borsa che non ne hanno fatto richiesta.
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