Lo stop alla plastica usa e getta promosso dalle associazioni ambientaliste continua il suo corso: dopo l'adesione di alcuni comuni siciliani, Legambiente Catania lo chiede anche al sindaco della città etnea.
L’inquinamento da plastica è un argomento molto serio che coinvolge differenti associazioni legate alla protezione dell’ambiente e di cui si sente sempre più spesso parlare a seguito di decisioni prese dalle autorità per tentare di risolvere questo problema.
Tra le mobilitazioni più importanti, c’è quella di Legambiente “Usa e getta? No grazie”, che tenta di sensibilizzare sui rischi dovuti a questo tipo di inquinamento. La campagna sta riscuotendo abbastanza successo in tutta Italia, il primo paese in Europa ad approvare la legge contro l’uso delle buste non biodegradabili.
La Sicilia non è rimasta indietro e alcuni comuni hanno già ufficializzato la loro adesione al progetto di eliminazione della plastica dalla vita quotidiana. Tra gli aderenti spiccano Lampedusa e Malfa (Salina) ed è di qualche giorno fa la notizia del consenso all’iniziativa da parte dei sindaci di Noto e Avola, i primi nell’isola maggiore. Ma Legambiente non si arresta e rinnova la richiesta di partecipazione agli altri sindaci, tra cui anche il sindaco della città di Catania, per ottenere una totale adesione alla campagna contro l’inquinamento.
L’ordinanza firmata dai sindaci del siracusano prevede lo stop all’uso di plastica non compostabile già a partire da agosto per quanto riguarda feste pubbliche o sagre, mentre dal 1° gennaio 2019 varrà anche per le attività commerciali, artigianali e di somministrazione alimenti e bevande. Bar e supermercati, per esempio, dovranno adeguarsi per non incorrere in multe che oscilleranno dai 25 ai 500 euro e con il rischio di sospensione dell’attività nel caso in cui non si rispetti più volte l’ordinanza.
Ma i primi siciliani ad aderire sono stati i comuni di Lampedusa e Linosa, dove l’ordinanza di divieto di contenitori e stoviglie monouso non biodegradabile entrerà in vigore il 31 agosto di quest’anno, e Malfa, comune dell’isola eoliana di Salina, dove il provvedimento ha già avuto inizio il 15 luglio scorso. Le motivazioni sono più o meno le stesse per tutti: la salvaguardia dell’ambiente, il miglioramento della vita quotidiana, un più facile smaltimento dei rifiuti, ma anche una maggiore attenzione al mare, che è una vera risorsa turistica per queste zone, soprattutto dopo le ultime notizie sui rapporti legati all’inquinamento delle coste marine siciliane: 22 siti inquinati su 26, 17 in maniera esagerata.
“Esagerato” è proprio la parola chiave della campagna di Legambiente che, attraverso le immagini di un elefante come cucciolo, un camion dei pompieri come irrigatore per fiori e il David di Michelangelo come scultura da giardino, trasmette un messaggio chiaro: l’uso che si fa della plastica monouso è esagerato, soprattutto se si pensa che la si usa per pochi minuti ma che impiega un’enorme quantità di tempo per essere smaltita, andando a rappresentare un costo eccessivo per l’ambiente. Dagli ultimi dati sul Marine Litter, ovvero i rifiuti marini, risulta che l’80% dei rifiuti raccolti sulle spiagge è costituito da plastica.
Le ordinanze che hanno caratterizzato i comuni italiani negli ultimi mesi sono dovute anche alle norme introdotte da fine maggio dall’Unione Europea in merito all’inquinamento marino che riguardano il divieto di commercializzazione di alcuni prodotti in plastica per i quali esistono alternative valide e facilmente accessibili, e la riduzione del cosumo di quegli oggetti senza altrettanto valide opzioni. La Commissione Europea prevede anche campagne di sensibilizzazione e obblighi per produttori, oltre al 2025 come termine per permettere agli Stati membri di raccogliere il 90% delle bottiglie di plastica monouso, anche usando sistemi di cauzione-deposito. Gli oggetti coinvolti sono stoviglie usa e getta come vassoi, forchette, coltelli, cucchiai, cucchiaini, cannucce, cotton fioc, sigarette con filtro, assorbenti, salviette umidificate, palloncini, sacchetti di plastica, reti da pesca e molti altri.
Legambiente invita il Governo italiano ad applicare da subito la normativa europea, senza aspettare le scadenze, seguendo l’esempio di molti sindaci della Penisola, e propone di inserire nella lista anche i bicchieri di plastica. L’associazione si rivolge anche ai produttori chiedendo di rendere gli imballaggi al 100% riciclabili e di prestare maggiore attenzione allo smaltimento dei rifiuti prodotti. Tuttavia, secondo Greenpeace, il riciclo non basta più per smaltire le ingenti quantità di plastica prodotte e l’unica soluzione sembrerebbe proprio lo stop all’uso della plastica non compostabile. Proprio in merito all’inquinamento da plastica in mare, la stessa associazione ONLUS ha lanciato l’iniziativa “Plastic Radar” per segnalare i rifiuti in mare o sulle spiagge permettendo di elaborare dati relativi ai rifiuti in mare.
Eppure sembra esserci una buona notizia: secondo i dati dell’Eurostat, nel 2017 l’Italia si è classificata al primo posto per il riciclo sui rifiuti prodotti con il 76.9%: un ottimo risultato considerando che la media europea si arresta al 37%; inoltre lo stivale si piazza in vetta per il riciclo di imballaggi e l’obiettivo preposto è raggiungere il 55% entro il 2030. Sicuramente l’impegno ambientalista italiano sarà d’aiuto nella risoluzione del gravoso problema dell’inquinamento marino, sperando che si possa raggiungere un risultato positivo, tuttavia il primo passo deve venire proprio dai singoli cittadini, ai quali tocca difendere l’ambiente per sé stessi e per gli altri, come recita una celebre frase di José Ortega y Gasset: “Io sono me più il mio ambiente e se non preservo quest’ultimo non preservo me stesso.”
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