Dai dati del rapporto Goletta Verde di Legambiente, emerge ancora una volta un quadro sconfortante circa le condizioni di inquinamento del mare e delle coste catanesi. LiveUnict ha intervistato la nota associazione ambientalista per commentare i recenti dati e fare il punto della situazione sulla questione inerente la depurazione delle acque reflue a Catania.
L’inquinamento delle acque è stato da sempre uno dei grandi problemi della città di Catania. Quello degli scarichi fognari che arrivano direttamente a mare è forse l’aspetto che forse più interessa i cittadini durante la stagione estiva. In che acque stiamo facendo il bagno? È mare pulito? Questi i dubbi di moltissimi cittadini, che si trasformano in triste rassegnazione di fronte ad un mare evidentemente inquinato, per cui l’unica precauzione che si può prendere (dovendo i cittadini pur fare il bagno) è quella di cercare di non ingerire acqua.
Quest’atteggiamento di rinuncia di fronte alle condizioni di inquinamento del mare è la conseguenza anche di anni di rapporti negativi sullo stato delle nostre acque. Ancora una volta, qualche giorno fa, i nuovi dati dell’indagine Goletta Verde di Legambiente hanno, infatti, dato conferma a questo quadro sconfortante.
“I dati forniti dall’indagine di Goletta Verde parlano chiaro – dichiara l’avv. Viola Sorbello, presidente di Legambiente Catania. I punti monitorati in provincia di Catania hanno dato dei risultati disastrosi, perché nella scala di valori che va da entro i limiti, inquinato, e fortemente inquinato, su quattro punti esaminati tre sono risultati fortemente inquinati e questi sono il lungomare Galatea di Acicastello e Acitrezza, la foce del torrente Macchia in località Sant’Anna, la foce del fiume Alcantara, mentre il punto entro i limiti è lo sbocco del canale Forcile in contrada Pantano d’Arci dove sfociano le acque del depuratore di Catania.”
Tuttavia, come spiega la presidente dell’associazione, nel depuratore di Catania convogliano gli scarichi fognari solo del 30% della popolazione catanese. Chiaramente il restante 70% delle acque reflue va a finire nel sottosuolo o direttamente in mare, senza alcuna depurazione.
“Situazione disastrosa al punto che l’Unione Europea, dopo diversi avvisi e di ammonimenti, ha proceduto con l’introduzione delle sanzioni economiche – commenta la presidente. Si tratta di milioni di euro che continuano a essere richiesti al nostro Paese per la mancata realizzazione di una rete di depurazione efficiente, denaro che potrebbe essere speso per le opere di realizzazione e ristrutturazione degli impianti.”
Per il mancato rispetto delle norme europee sulla gestione e manutenzione delle reti di scarico delle acque reflue, l’Unione europea ha infatti sanzionato l’Italia, che ha dovuto, corrispondere una sanzione del valore di 25 milioni di euro. A questi si aggiungono 30 milioni per ogni semestre di ritardo nella messa a norma delle 100 città non a regola, tra le quali c’è chiaramente Catania.
“A seguito di questa disastrosa situazione, esito di anni di ignavia e cattiva gestione del problema – continua l’avvocatessa – è stato nominato un Commissario straordinario, il professore Enrico Rolle, che ha in mano la situazione in questo momento e dovrà occuparsi di dare in appalto i lavori sia per la ristrutturazione del depuratore della contrada Pantano d’Arci, sia per la realizzazione della rete fognaria. Nonostante l’assegnazione degli appalti sarebbe dovuta avvenire nel mese di maggio, attualmente la situazione in tal senso è ferma.”
La realizzazione dell’opera per il completamento dell’impianto di depurazione e di estensione della rete fognante nell’intera città di Catania dovrebbe avere un costo complessivo di 462 milioni di euro. Secondo il progetto l’allacciamento dovrebbe essere esteso a oltre 475 mila abitanti e l’ampliamento riguarderà anche i territori circostanti: Aci Castello, Aci Catena (la parte relativa al collettore di salvaguardia a servizio dell’area marina protetta dell’Isola del Ciclopi), Acireale (una piccola area a Capomulini), San Gregorio, San Giovanni La Punta, Sant’Agata li Battiati, Tremestieri Etneo e Gravina.
“E nell’agenda di Legambiente Catania la questione di prendere contatti con il prof Rolle, – dichiara l’avv. Sorbello – ma più che la nostra associazione, occorre che ci sia un continuo contatto, una continua interlocuzione tra i sindaci dei comuni, in particolare il sindaco di Catania e il prof Rolle.
Tra le priorità di un sindaco di una città, dovrebbe esserci la questione della depurazione delle acque per evitare che i propri cittadini vadano a pagare le sanzioni applicate dall’Europa. Dovrebbe essere una priorità sotto molti profili: per la salute umana, oltre che una questione economica. Le nostre risorse naturalistiche devono essere utilizzate per creare posti di lavoro. L’utilizzazione di queste risorse in maniera ecosostenibile, a partire dal mare all’Etna potrebbe dare una svolta all’economia di Catania, anche in relazione al turismo.”
Per quanto riguarda i divieti di balneazione per la stagione estiva 2018 un decreto regionale risalente allo scorso marzo ha stabilito per la città quattro divieti nella zona del porto e della stazione Centrale, coinvolte anche le aree del porticciolo di Ognina e San Giovanni Li Cuti. Le altre zone oggetto di divieto si trovano in prossimità dei comuni di Riposto (torrente Archirafi), Acireale, Acicastello e Acitrezza (nelle sole zone interessate dagli scarichi a mare). E ancora a Calatabiano e Fiumefreddo (torrente Gurna e Forche).
“Non spetta chiaramente a Legambiente sostituirsi alle istituzioni, stabilendo quali zone meritano o meno un divieto di balneazione. L’opera di Legambiente è soltanto un’opera di denuncia attraverso dati scientifici al fine di sollecitare le istituzioni. Legambiente redige questi rapporti come quello di Goletta Verde perché spera che siano le istituzioni a darsi a mettere in atto tutte le procedure affinchè il mare smetta di essere inquinato”- conclude la presidente di Legambiente.
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