Non è passato molto tempo da quando il professor Antonio Biondi ha rassegnato le proprie dimissioni dalla carica di vice presidente dell’Ordine dei Medici di Catania. La ragione sarebbe da ricondurre alla difficoltà nell’adempiere ai propri impegni, essendo allo stesso tempo portavoce del Magnifico Rettore, il professore Francesco Basile.
Le sue, tuttavia, non sono le uniche dimissioni presentate in questi giorni. Sono in sei i consiglieri ad aver seguito la sua scia: Lucio Di Mauro, Nino Rizzo, Rosalia Lo Gelfo, Alfio Pennisi, Emanuele Cosentino e Gianluca Albanese. Al centro delle ragioni che avrebbero influenzato la decisione dei membri si troverebbe il presidente dell’ordine Massimo Buscema: il mancato sostegno alla dottoressa Serafina Strano, aggredita nel 2017 presso la guardia medica di Trecastagni, alcune decisioni ritenute spesso “in bilico” tra regolarità e irregolarità da molti membri dell’ordine, anche quelli a lui più vicini, il suo probabile coinvolgimento in due aggressioni e una denuncia per calunnia.
In una lettera aperta, Gianluca Albanese spiega le ragioni che lo hanno spinto a dare le dimissioni, lettera che, tra l’altro, starebbe attirando l’attenzione nazionale. “Nel tempo, purtroppo, ho avuto modo di cogliere le contraddizioni tra il pensiero dichiarato e le azioni, fino al punto di veder relegata l’Istituzione, cui mi onoravo di appartenere, al ruolo ancillare della politica di parte o, peggio, di trampolino di lancio della carriera politica dei singoli – scrive nella sua lettera l’otorino -. È stata una beffa per quanti, come me, si erano schierati dalla parte di una compagine che sembrava voler scardinare una precedente gestione che appariva stantia e non pluralistica”.
“Non posso però congedarmi senza prima aver porto le mie scuse alla collega Serafina Strano – aggiunge in prossimità della conclusione – che è stata oggetto di vile ed ingiustificabile violenza nell’esercizio della Professione presso la Guardia Medica di Trecastagni nel 2017. Certamente, se ne avessi avuto la possibilità in Consiglio, mi sarei espresso a favore, senza se e senza ma, dello schierare l’OMCeO provinciale di Catania al suo fianco quale parte civile in sede di processo. Di questa mancanza me ne rammarico sinceramente.”