Se fino a poco tempo fa il ghosting poteva essere l'espediente utile per porre fine ad una relazione, adesso è di moda una nuova strategia, più subdola e più tecnologica: l'orbiting.
Sparire come fanno i fantasmi. È questo ciò che è alla base del concetto di ghosting: dall’inglese “ghost”, questa parola viene utilizzata per indicare il momento in cui una persona decide di troncare una relazione, più o meno consolidata che sia, negando la propria presenza, reale e virtuale. Questo fenomeno, tutto “Made in Millennials”, si concretizza, infatti, quando l’artefice del ghosting inizia a non rispondere alle telefonate, inizia a visualizzare e non rispondere ai messaggi oppure a non leggerli completamente, rimuove il partner da tutti i social e, in poche parole, sparisce nel nulla.
Eppure, se il ghosting vi sembrava già qualcosa di angosciante o, al contrario, geniale, potreste rimanere ancora più stupiti della nuova tendenza chiamata “orbiting”. Si tratta della situazione in cui la persona che era scomparsa dalla circolazione, si ripresenta di punto in bianco alla nostra attenzione ma solo attraverso like, visualizzando le Instagram stories o lanciando blandi segnali tramite altri social. In sintesi, la persona sparisce, ricompare ma non vuole rinunciare a tenervi nella sua sfera d’influenza o, per meglio dire, “nella sua orbita”. Colui o colei che, invece, “si trova in orbita”, non gode esattamente di una posizione privilegiata. Secondo lo scrittore inglese Philip Ellis, infatti, quando qualcuno fa orbiting vuole, più che altro, lasciarsi delle possibilità a disposizione. Se gravitate nell’orbita di qualcuno, dunque, potreste facilmente diventate la sua cosiddetta “ruota di scorta”.
Le ipotesi sul perché le persone fanno orbiting possono essere diverse. Una di queste, quella che potrebbe essere la più banale e a tratti la più disarmante, è quella secondo cui l’orbiter potrebbe non essere consapevole di quello che sta facendo: qualcuno, ad esempio, potrebbe visualizzare le storie su Instagram senza sapere che l’interessato può vedere chi ha visualizzato la sua storia. Un’altra motivazione alla base dell’orbiting potrebbe essere quella di farvi capire che quell’altro o altra in questione vi ha riposto nella sua friendzone: ora, quindi, potete continuare a scambiarvi convenevoli come il saluto.
Può essere fatta un’altra ipotesi che, invece, alimenterebbe l’autostima delle “vittime di orbiting“. L’artefice di questa sottile tattica dei social media potrebbe essere, ad esempio, una persona che non si sente pronta a farsi carico di una relazione seria, seppur magari riconosca il valore della persona considerata. Sarebbe proprio per questo che non vuole perderla di vista del tutto, così da potere avere un modo per potersi mettere in contatto con lei possibilmente in un secondo momento.
Del resto, i social permettono di avere un occhio puntato sulla vita delle persone senza pagare nessun prezzo e soprattutto senza alcun tipo di impegno. Stando così le cose, di fronte all’incalzare del progresso tecnologico quali potrebbero essere le prossime mosse strategiche nelle relazioni del futuro?
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