Nonostante gli anni passino, il "gender gap" in ambito universitario è davvero stato superato? I dati di alcune recenti ricerche danno delle risposte inaspettate
Sono numerosi i fattori che spingono gli studenti e le studentesse a continuare con l’università il proprio percorso formativo. Più che in ogni altro momento nel tempo, in effetti, è letteralmente indispensabile possedere una laurea, meglio ancora se affiancata da una specialistica, per trovare un lavoro dignitoso e confacente alla propria scelta di studi.
Dagli ultimi anni del liceo, perciò, chi ha un interesse comincia una vera e propria ricerca: quale corso di studi potrà dare più lavoro una volta ottenuta la laurea? Quale potrà far lavorare, soprattutto, in modo indeterminato e possibilmente non sottopagato? Quale, infine, può permettere una crescita professionale, così da puntare sempre più in alto e a posizioni sempre più ai vertici del tipo di lavoro scelto?
La crescita delle immatricolazioni, dunque, è dovuta anche a questo motivo. Chi studia punta anche all’utilità del proprio corso di laurea (finalizzata alle proprie intenzioni lavorative), e ai benefici ricavati (le lauree danno “punti in più”, specialmente ai dipendenti pubblici). Inoltre, riguarda donne ed uomini: si giunge dunque ad uno dei temi sociali sempre più discussi di giorno in giorno – il divario tra i due sessi. Ricordando di creare due gruppi separati tra chi si iscrive e chi effettivamente si laurea, i dati rispondono ai luoghi comuni ancora in auge tra uomini e donne e – sebbene vi sia un netto miglioramento – essi risultano non ancora cambiati. Il miglior modo per poter spiegarli è, senza dubbio, applicarli sulla città di Catania.
Per quanto riguarda l’università etnea, i dati dimostrano che, nel sempre più crescente numero di iscritti di ambo i sessi, le facoltà scientifiche registrano un profondo divario tra uomini, in maggioranza, e donne (627 contro 220 in matematica, fisica ed informatica; 2.346 contro 587 in ingegneria); l’unico caso scientifico “al contrario” è quello del settore chimico – farmaceutico (1.254 donne contro 640 uomini). Le facoltà mediche ed economico – statistiche, sorprendentemente, non rientrano in questi dati: vi è una gran crescita di donne, arrivando ad una sorta di parità (1.689 contro 1.545 in economia, 1.289 contro 1.414). Inoltre, si trova il divario tra donne e uomini nelle facoltà umanistiche, specialmente tra lingue e lettere (nella prima si trovano 1.024 donne contro 167 uomini, nella seconda 1.630 contro 624).
Bisogna ricordare che i dati, comunque, sono riferiti all’anno 2015/16, ovvero l’anno d’immatricolazione di coloro che, in teoria, dovrebbero terminare il proprio percorso di studi durante l’anno corrente. Resta dunque da chiedersi se, in questi anni, i numeri sono aumentati a tal punto da creare un nuovo cambiamento nel divario tra generi oppure, ancora per un po’, bisognerà aspettare per arrivare ad una vera e propria parità tra donne e uomini.
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