Il progetto Erasmus+ ormai da anni coinvolge migliaia di giovani europei che scelgono di trascorrere un periodo di studi all’estero come esperienza di maturazione personale e professionale. Si tratta, certamente, di un’occasione di crescita e cambiamento che, secondo i dati resi noti dalla Commissione Europea, avrebbe anche dei vantaggi immediati in termini di occupazione giovanile.
Sembrerebbe, infatti, che i ragazzi che negli scorsi anni hanno preso parte al progetto, in veste di studenti, apprendisti o volontari, impiegherebbero meno tempo del previsto a ottenere un lavoro, abbreviando di circa il 13% il periodo di transizione tra l’istruzione e l’ingresso nel mondo professionale.
I vantaggi dell’Erasmus+, però, riguarderebbero anche la flessibilità dei giovani europei, che sarebbero più ben disposti a lavorare all’estero del 31% rispetto ai coetanei che non hanno mai compiuto un periodo di studio in un altro stato europeo. Anche l’influenza sulla competenza linguistica sarebbe non trascurabile, con un aumento del 7%, mentre persino la capacità a completare il percorso di studi gioverebbe della partecipazione al programma.
Anche a fronte di questi risultati, la Commissione Europea starebbe puntando al raggiungimento di una soglia di circa quattro milioni di partecipanti entro il 2020, traguardo che, sempre stando al rapporto di medio termine della CE, sarebbe sempre più vicino. Infatti, la partecipazione al programma renderebbe l’Unione Europea più coesa, se si considera che circa il 19% degli iscritti dichiarerebbe di sentirsi maggiormente “europeo” rispetto alla media. Per questa ragione, si starebbe puntando a un incremento del progetto, con una versione 2.0 riservata a chi si trova in svantaggio economico, cioè circa l’11,5% del numero totale dei partecipanti.