La Mamma, la Bersagliera e 'a Signurina: la storia, le curiosità e le caratteristiche delle 13 candelore votive dedicate a Sant'Agata.
Ci si avvicina sempre più al clou delle festività Agatine nella città di Catania, con un fitto calendario che prevede in programma eventi religiosi, culturali, folkloristici e sportivi. Un vero e proprio ricordo e ritorno alle tradizioni, tra le tappe che portano alla festa, i dolci tipici di Sant’Agata e l’immancabile ciauro di turruni tra le vie della città.
E non si può di certo fare a meno di citare le candelore votive dedicate a Sant’Aituzza, che in questi primi giorni di festa scorrazzano tra le vie della città danzanti con la loro classica e unica annacata. Si tratta dei tredici cerei votivi costruiti in legno dal colore aureo e adornate secondo vari stili. Istituite nel VII secolo circa, esse rappresentano una corporazione di arti e mestieri che, sia nei tre giorni di festa religiosa che una decina di giorni prima, vagano per la città in rappresentanza della loro classe lavorativa.
Tredici, perché dal 2018 è entrata a far parte della schiera anche la nuova candelora dei Mastri Artigiani della Parrocchia Maria Santissima Assunta, della zona popolare del Tondicello della playa; una new entry che lo scorso anno fece scalpore tra gli stessi cittadini, tra i malumori di alcuni e i festeggiamenti degli abitanti della zona. Il nuovo cereo, infatti, dopo esser apparso lo scorso anno in piazza Duomo insieme alle altre sorelle al rientro dal giro esterno della Santuzza, nel 2018 esordirà ufficialmente in festa, accodandosi all’ordinata fila.
Tornando un passo indietro col tempo e facendo un piccolo cenno storico, sappiamo che nel 1514 se ne contavano ben 22, la prima delle quali in processione era quella dei Confettieri adorna di cosi zuccarati; nel 1674 sappiamo fossero 28 mentre agli inizi del ‘900 se ne contavano 13. Oggi sono 13 in totale, con l’introduzione dell’ultima arrivata candelora dei Mastri Artigiani, pesanti dai 400 ai 900 chili e portate a spalla, a seconda del peso, da 4, 8, 10 o 12 uomini.
Durante i giorni di festa, le candelore rispettano un rigoroso ordine, secondo la seguente lista corredata dalla storia di ognuna di loro:
– Cereo Monsignor Ventimiglia, la piccola della famiglia, meglio conosciuta come candelora di Sant’Agata. Consta di tre ordini, una base, una parte intermedia con volute di angeli e la parte superiore con le statue dei santi catanesi. è stata restaurata nel 1985. Durante il congresso eucaristico del 1959 venne utilizzata come artistica base per la statua della Madonna di Fatima.
– “Primo Cereo” Rinoti, donata dagli abitanti di San Giuseppe la Rena agli inizi dell’800. Consta di quattro ordini. Quattro artistici grifoni con le ali spiegate circondati da motivi barocchi si trovano alla base,poi quattro angeli coi simboli agatini. Al centro le scenografie e in alto quattro statue di martiri catanesi. Fino al 1692 la candelora, che appartiene agli abitanti di San Giuseppe La Rena, veniva smontata in più parti e conservata nella piccola chiesa parrocchiale. Attualmente si conserva in un locale appositamente costruito. È stata ricostruita e completata tra il 1820 e il 1852 rispettivamente al tempo dei signori don Girolamo Messina e don Giuseppe Barbagallo , notabili della borgata. Giunge in città dopo la festa che viene organizzata nel rione, la mattina del 3 febbraio dopo un percorso di circa sei chilometri. Viene accompagnata dal rettore, dal comitato di quartiere e dalla banda del rione. È tradizione che il 3 febbraio pomeriggio venga eletto, dopo un momento di fratellanza (un bicchierotto di buon vino tra amici e della buona musica), il rettore per l’anno successivo. Viene portata in processione da portatori della stessa borgata.
– Cereo degli Ortofluricoltori (giardinieri e fiorai), la più originale, in stile gotico veneziano restaurata interamente nel 1983, ripristinando in quest’occasione la tradizionale boccia a corona che la sovrasta, per la quale viene comunemente definita “La regina”. Fino al 1917 si conservava accanto alla chiesa della Madonna delle Grazie a Cibali. poi a S. Agata la Vetere. negli anni ’50 la categoria ebbe una causa con il comitato dei Rinoti per motivo di precedenza e per un lungo periodo non usci in processione se non nel 1960. Oggi si conserva nella chiesa di S. Francesco all’Immacolata.
– Cereo dei Pescivendoli, in stile rococò, di fattura ottocentesca, una volta custodita al mercato ittico di via Domenico Tempio. Caratteristico il mazzetto di fiori freschi, oggi sostituito da fiori artificiali, che un tempo completava la candelora, che, al tempo dell’Arcivescovo Bentivoglio, veniva benedetto durante una manifestazione nel cuore della pescheria, la mattina del 3 febbraio. La bandiera tricolore fu dono del re Vittorio Emanuele III , in visita a Catania alla categoria. Caratteristica di questa candelora è la ghirlanda di fiori posta al di sopra della scenografia che oscilla al movimento del passo rendendola inconfondibile rispetto alla altre. Per il suo tipico passo viene chiamata la “bersagliera“.
– Cereo dei Fruttivendoli, detta la “signorina” per il suo movimento e le sue forme eleganti, scandite alla base da quattro artistici cigni. Venne restaurata nel 1959 dall’indoratore Villani con decorazioni in oro zecchino; furono rinnovati totalmente tutti i gagliardetti. Nel restauro l’antico cerone interno venne sostituito con uno in legno più leggero, quello originario si trova oggi nella cappella della Madonna in Cattedrale.
– Cereo dei Macellai, nota comunemente come candelora dei chianchieri, è adornata da una statua rappresentante San Sebastiano, patrono della corporazione dei macellai e da sempre si conserva presso i locali annessi all’omonima chiesa nei pressi del Castello Ursino. Caratteristica la sua forma: è un’artistica torre che consta di quattro ordini: alla base quattro artistici leoni nel secondo ordine angeli e scenografie, nel terzo ordine dentro nicchie ornate da colonne corinzie quattro statue di San Sebastiano (al centro), Sant’Antonio di Padova, Sant’Isidoro Agricola e la Madonna del Carmine.
– Cereo dei Pastai, spicca per la sua semplicità ed eleganza, in stile barocco esso è l’unico che manca di scenografie rappresentanti il martirio di Agata, all’interno custodisce ancora il cerone in vera cera, ed è conservato all’interno della chiesa dedicata a San Francesco all’Immacolata.
– Cereo dei Pizzicagnoli, ovvero degli alimentaristi. Ottava in processione, è nota per il suo stile liberty con alla base quattro splendide cariatidi, anch’essa conservata nella chiesa di San Francesco all’Immacolata. Restaurata nel 1980, per un lungo periodo dal dopoguerra agli anni sessanta veniva adornata con artistici mazzetti di fiori dalle forme più strane: una enorme corona o una grande stella. Dopo l’ultimo restauro è stato allungato il cerone interno, rimessa una boccia di vetro secondo l’uso originale. Curiosità: in occasione delle festività del 2015 è stato ripristinato il mazzo di fiori in cima alla candelora, preso in prestito dal cereo dei fruttivendoli.
– Cereo dei Bettolieri, o vinaioli, la quale esce in processione a cura del comitato delle feste Agatine da quando, agli inizi degli anni ’60, la corporazione non si occupò più della manutenzione e dell’uscita della candelora. Si conserva nella chiesa di San Francesco all’Immacolata.
– Cereo dei Fornai e dei Panettieri, è stata sempre la più pesante di tutte e viene comunemente definita, per la sua cadenza e pesantezza, la “Mamma”; portata in processione da ben 12 portantini, oggi si conserva nella chiesa di San Francesco all’Immacolata. Era in una forma tipicamente liberty costruita in 5 ordini.; caratteristici nella parte finale erano due angeli che con una mano sorreggevano la corona e con l’altra una tuba. Il terminale del cerone è con una grossa boccia a corona; negli anni venti, vediamo una ulteriore trasformazione: della vecchia candelora si conservano gli otto grossi angeli e la base , nel terzo ordine sotto la corona furono aggiunte le seguenti statue dei santi: Metodio, Everio, Berillo e il beato Pietro Geremia.
– Cereo Villaggio Sant’Agata, è la seconda candelora più giovane, voluta dal signor Salvatore Russo ed inaugurata nel 2010, ha fatto parte per la prima volta alla processione agatina nel 2012. Già negli anni ’80 venne costruita una piccola candelora che girava nel quartiere, ma si è voluta donare alla cittadinanza del villaggio Sant’Agata una candelora degna delle altre 11. Il Cereo è stato progettato nel 2007 e scolpito dalla ditta Scirè di Emanuele Branchitta ed assemblata dal fratello Eliseo. È alto, con il mazzo di fiori che la sovrasta, quasi 4,90 metri, pesa circa 600 kg ed è portato da 8 persone. Alla base vi sono quattro basamenti con teste di leone, mentre le statue dei santi e le scene del martirio di Agata sono state realizzate dalla illustre ditta Ferdinand Stuflesse di Ortisei.
– Cereo dei Mastri Artigiani, come già detto l’ultima entrata e appartenente alla Parrocchia della Santissima Madonna Maria Assunta e donato alla Patrona di Catania nel 2016. I lavori per la sua realizzazione iniziarono nel 2007, per poi esser portati a compimento nel 2009. In pieno stile barocco, pesa circa 700 kg ed è condotta da 8 portatori in totale; ai suoi quattro lati sono presenti le raffigurazioni di San Sebastiano, la Madonna Assunta, San Giuseppe e proprio Sant’Agata.
– Cereo Circolo Cittadino di Sant’Agata, non appartiene a categorie, ma all’omonimo Circolo Cittadino fondato dal Beato Cardinale Dusmet nel 1874; la candelora venne realizzata alcuni anni dopo nel 1876, di stile composito, e consta di quattro ordini. Il cereo nella parte finale, fino alla festa del 1987, portava la tradizionale boccia di vetro; nel restauro del 1988,è stata sostituita con un mazzetto realizzato dal fioraio Samperi. Nonostante l’entrata in processione della candelora più giovane del Villaggio Sant’Agata, la candelora del Circolo Cittadino Sant’Agata chiude la processione, così come da tradizione, come ultimo cereo votivo.
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