Contraccezione gratis, ginecologi lanciano petizione: “Alle donne il diritto di scegliere”

Contraccezione: online una petizione per renderla gratuita in tutta Italia. Marina Toschi, portavoce del comitato promotore, parla dell’iniziativa a Live Unict.

Preservativi? Pillole anticoncezionali? Spirali? No, grazie. Costano troppo. Oggi la maggior parte dei giovani, specialmente sotto i 25 anni, dichiara di non utilizzare quasi mai metodi contraccettivi durante rapporti sessuali occasionali e non. I motivi possono essere svariati ma le conseguenze gravi in ogni caso: gravidanze indesiderate e malattie sessualmente trasmissibili.

È per questo motivo che il Comitato per la contraccezione gratuita e consapevole, lo scorso dicembre, ha lanciato una petizione per rendere gratuiti preservativi, pillole, spirali e anelli vaginali. Sono 25 i firmatari, per la maggior parte ginecologhe e ginecologi, che provengono da tutta Italia e che chiedono al Ministero della Salute e all’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) di essere ascoltati. L’obiettivo è raggiungere 50mile firme entro la metà di questo mese.

“L’idea è nata anni fa – ci racconta Marina Toschi, portavoce del comitato, ginecologa e vicepresidente di “Agite”, associazione ginecologi territoriali – quando io e il mio collega Pietro Puzzi ci siamo battuti per alcune pillole anticoncezionali che non erano rimborsabili. Nel frattempo, però, è successa una cosa più grave: quelle poche pillole ancora rimborsabili dalla classe A sono passate in C (interamente a carico del cittadino/a ndr). Risultato: non c’è più una pillola gratis in tutta Italia. Così siamo tornati alla carica”.

Quello che il comitato chiede, al di là delle singole realtà locali, è una legge a livello nazionale. A differenza di altri Paesi europei, infatti, oggi in Italia la contraccezione è interamente a pagamento. Mentre in Inghilterra i contraccettivi sono gratis, in Svezia a carico dello Stato fino ai 21 anni e in altri Paesi scontati per entrambi i sessi, nel nostro ci sono prezzi elevatissimi che – uniti ai periodici esami di controllo – possono arrivare fino a 300-400 euro l’anno.

Ne consegue che, secondo alcuni dati Sigo, solo il 16% delle donne italiane utilizza la pillola contro, ad esempio, il 42% delle donne francesi. I continui aumenti dei costi, poi, non lasciano ben sperare e i numeri lo confermano: la vendita dei contraccettivi orali è sempre più in calo.

A farne le spese chiaramente sono le fasce più deboli tra cui ragazze e donne in difficoltà economica che spesso non possono permettersi la pillola e altri contraccettivi. “Il punto è proprio il diritto delle donne di scegliere – continua Toschi – devo avere la possibilità di prendere la pillola ma anche di scegliere quella che mi va bene, non quella che costa meno”. La conseguenza è che ad aumentare è l’uso della contraccezione di emergenza, acquistabile senza ricetta dal 2015.  A ciò si unisce il fatto che, paradossalmente, in Italia l’aborto è gratis: “Con un aborto ci compri cento spirali. Allora perché non prevenire, dando spirali gratis a tutte le persone che ne fanno richiesta?”

Al di là del rischio di gravidanze indesiderate, però, ne esistono moltissimi altri legati alle malattie a trasmissione sessuale che, nel nostro Paese, sono in aumento. “Ormai ci sembra di aver sconfitto tutto, ma non è così. Ci sono tanti problemi che possono esistere comunque oltre alla gravidanza”, spiega la ginecologa ponendo all’attenzione un altro grande problema spesso sottovalutato. Nonostante sembrassero ormai lontane dal rappresentare una vera e propria emergenza, pare invece che le malattie sessuali siano tornate a diffondersi: dall’AIDS alla clamidia, dalla sifilide alla gonorrea e altre infezioni, negli ultimi anni si è registrata un’impennata di casi che segna un vero e proprio ritorno soprattutto tra i più giovani.

L’unico modo per prevenirle è l’utilizzo dei profilattici e il miglioramento dell’accesso a esami e strutture cliniche, due cose che oggi sembrano inaccessibili. I motivi? Il disinteresse del Ministero che “di queste cose non se ne vuole occupare molto” e che forse ancora oggi fatica ad accettare la libertà sessuale femminile e la disinformazione dei cittadini: “Spesso la gente mi chiede perché promuovo la contraccezione, visto che l’Italia non fa figli, come se le due cose fossero in contrasto. In realtà, ormai la gente fa figli quando li vuole, nessuno li fa per sbaglio. Anzi, usare la pillola spesso è un modo per proteggere le ovaie, usare il profilattico è un modo per proteggersi dalle malattie sessualmente trasmesse. Le due cose vanno insieme”, fa notare Toschi.

Ma, al di là di ciò, quali sono i risultati e le speranze di questa petizione? “Ci mancano solo 600 firme. Direi che il risultato è stato buono”, si dichiara soddisfatta la portavoce, confessando però di non nutrire grandi speranze sull’ascolto immediato della petizione: “Non pensiamo che le richieste verranno subito accolte. Le elezioni però sono vicine e noi proporremo ai vari partiti di mettere tra gli obiettivi – alcuni dei quali sono anche all’interno della piattaforma Non Una di Meno – anche questo”, conclude. “L’importante al momento è che se ne parli, che si torni a parlare di diritti sessuali e riproduttivi perché in questi anni si è fatto molto poco”.

Antonietta Bivona

Giornalista pubblicista e direttrice responsabile della testata giornalistica LiveUnict. Dopo un dottorato conseguito presso l'Università degli Studi di Catania, è ricercatrice in lingua e letteratura francese. Insegna nei corsi di laurea triennale e magistrale del Dipartimento di Studi classici, linguistici e della formazione dell'Università degli Studi di Enna. 📧 a.bivona@liveunict.com

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