I Musei Vaticani non smettono di stupire i visitatori e il personale che vi lavora all’interno. Due capolavori del maestro Raffaello Sanzio, risalenti al 1520, sono stati ritrovati nel Vaticano. La dimostrazione di quanto sia importante continuare a finanziare le ricerche e le attività che interessano il ricchissimo e invidiato patrimonio artistico della nostra penisola.
I due dipinti raffigurano due figure femminili: la personificazione della Giustizia e dell’Amicizia, risalenti al 1520 circa. Il sorprendente ritrovamento è avvenuto durante le attività di pulizia e restauro di una delle stanze dei Musei Vaticani. Sembra strano che proprio all’interno dei Musei Vaticani ci fossero delle opere così importanti non ancora conoscute e di cui si ignorava la paternità, che adesso è stata attribuita con sicurezza a Raffaello Sanzio, eppure è successo.
In realtà è del tutto comprensibile questo “ritardo” nel ritrovamento delle opere, a patto di ricostruire gli ultimi anni di vita del maestro. Ci aiuta in questo processo ci aiutano gli storici dell’arte, tra cui il Vasari. Nel suo “Vite dei più brillanti pittori, scultori e architetti”, lo storico ricorda che l’anno 1508 è qiuello in cui papa Giulio II commissiona a Raffaello gli affreschi dei suoi appartamenti privati, conosciute in seguito in tutto il mondo con il nome di “stanze di Raffaello”. Tra le opere presenti in queste stanze c’è ne sono alcune di estrema celebrità, come la Scuola di Atene. Delle quattro stanze solo 3 verranno interamente affrescate dall’artista che, colto improvvisamente dalla morte nel 1520, ad appena 37 anni, non riuscirà a completare i lavori della quarta stanza.
Indispensabile il contributo del Vasari per attribuire la paternità dell’Amicizia e della Giustizia al maestro Raffaello Sanzio. Infatti lo storico d’arte nonché pittore ricorda che fu esattamente “nell’ultimo periodo di vita che Raffaello iniziò a lavorare ai dipinti di due figure femminili, sperimentando una nuova tecnica di pittura a olio“. Questo va a confermare le ipotesi avanzate dai restauratori quando hanno iniziato i lavori nella Sala di Costantino. Ben presto gli addetti al restauro si sono accorti che tutti i dipinti erano realizzati con la tecnica della pittura a fresco, eccetto le due figure femminili. I raggi ad ultrarossi hanno poi confermato tutte le ipotesi, rendendole certezze. Il responsabile del progetto di restauro Fabio Piacentini racconta a La Stampa le prime impressioni raccolte dopo il ritrovamento: “Il suo tratto è inconfondibile. Basta guardare la delicatezza con cui delinea le onde dei capelli”.
Per ultimare il restauro saranno necessari 2,7 milioni di euro e circa cinque anni di lavori intensi. La direttrice dei Musei Vaticani, Barbara Jatta, sempre ai micorfoni de La Stampa, sostiene che il ritrovamento delle due opere raffaelite conferma la qualità del lavoro dei restauratori e delle altre figure impegnate nella scoperta e nel mantenimento del patrimonio artistico e culturale del Bel Paese: “Chi lavora al recupero e alla conservazione degli affreschi tiene sempre gli occhi ben aperti. È una scoperta continua, non finisce mai”