Tra i progetti globali che puntano alla rivoluzione verde c’è ne uno davvero avanguardistico. Unisce il mondo del digitale al terreno, nella sua accezione più concreta e materiale e coinvolge gli utenti nel rimboschimento del nostro pianeta; senza che loro se ne accorgano.
Il motore di ricerca che punta a diventare l’alternativa principale al colosso Google si chiama Ecosia. Fondato nel dicembre del 2009, non ha come suo unico obiettivo diventare il motore di ricerca più utilizzato al mondo, ma punta ad ideare soluzioni innovative per risolvere alcuni dei problemi che più affliggono il nostro pianeta, come ad esempio la deforestazione. Così il motore di ricerca Ecosia, con sede a Berlino, si è posto l’obiettivo di piantumare 1 milione di nuovi alberi entro il 2020.
Cosa c’entra il rimboschimento del pianeta Terra con il mondo digitale? L’idea di Ecosia è molto semplice: destinare l’80% del proprio ricavato in introiti pubblicitari per far ritornare verde il mondo. L’utente che utilizza Ecosia, preferendolo ad altri motori di ricerca per navigare sul web, contribuirà al rimboschimento semplicemente effettuando le proprie ricerche online.
Dal sito di Ecosia, gli utenti attivi risultano essere ad oggi 7 milioni. Con i quasi 5.756.000 di euro investiti sono stati finora piantati più di 17.588.200 alberi, quindi iniziano a vedersi i primi risultati nelle aree coinvolte nel progetto. La riforestazione interessa zone dell’Emisfero Sud quali il Centro e il Sud America; l’Africa, il Madagascar e l’Indonesia, e viene attuata grazie al supporto di cooperative per lo sviluppo locale.
La scelta di impegnarsi per la riforestazione è dovuta alla riflessione basata sul circolo virtuoso che innesca la piantumazione di alberi, come affermato dal sito del motore di ricerca “se pianti un albero, puoi contribuire a combattere i cambiamenti climatici, a far ripartire il ciclo dell’acqua, a trasformare i deserti in foreste fertili e a fornire cibo, lavoro, educazione, assistenza medica e stabilità politica ed economica. Impressionante, vero?” .
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