
Secondo uno studio condotto in Inghilterra e in Germania, chi parla il proprio dialetto locale è bilingue
È stato condotto uno studio secondo cui, dal punto di vista cognitivo, chi parla il proprio dialetto può essere considerato bilingue.
I ricercatori, guidati dalla Abertay University nel Regno Unito e dalla Aachen University in Germania, hanno preso in esame un gruppo di partecipanti tedeschi e inglesi che parlavano anche un dialetto locale in cui alcune parole venivano pronunciate diversamente dalla lingua ufficiale.
I risultati che sono emersi e che sono stati pubblicati su “Cognition”, hanno dimostrato che il nostro cervello si rapporta con il dialetto come se fosse una vera e propria lingua alla stregua di inglese, tedesco o francese. I monolingui che parlano abitualmente anche un dialetto devono svolgere infatti un lavoro celebrale, simile a quello svolto da un bilingue che parla sia l’inglese che il tedesco, che li porta anche in questo caso a effettuare lo switch, ovvero lo scambio tra una forma linguistica e un’altra e, essendo attive entrambe le varianti, la sceltà comporterà un “costo fisiologico” che porterà a sopprimere una forma a discapito di un’altra.
Nel caso in cui invece, si ha una minore dimestichezza con il dialetto, il cervello è chiamato a svolgere un lavoro maggiore nello scambio tra le lingue soprattutto quando non vi è tanta affinità tra le due parole con lo stesso significato.
Si è giunti quindi alla conclusione che non c’è differenza tra un bilingue e un individuo che parla due dialetti anche perchè, come ha affermato l’esperta Antonella Sorace, il dialetto si differisce da una lingua da un punto di vista socio-politico e non cognitivo.
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