In seguito ad i recenti fatti di violenza avvenuti a Trecastagni ai danni di una dottoressa di turno in guardia medica, si è svolto ieri a Catania un corteo. L’appello è quello di dire basta alle violenze contro i professionisti che operano nella sanità pubblica.
Dopo l’ennesimo atto di violenza contro i professionisti della sanità pubblica, migliaia di camici bianchi del territorio catanese, tra dottori e dottoresse delle guardie mediche, del pronto soccorso e del 118, hanno deciso di dire no alle aggressioni che negli ultimi mesi li ha visti vittime incolpevoli. Nella giornata di ieri, infatti, il Coordinamento nazionale donne medico ha promosso una grande manifestazione e un corteo contro la violenza e in difesa della sanità pubblica. L’appello del corteo e di tutti i camici bianchi è in primis quello di non dimenticare la drammatica violenza sessuale subita dalla dottoressa in servizio nella guardia medica di Trecastagni, ma l’obiettivo principale è quello di porre fine ad una situazione insostenibile di violenza che sembra essere diventata sistematica e che impedisce ai professionisti di svolgere il proprio lavoro in maniera serena.
Tale iniziativa nasce anche a seguito della lettera inviata ai ministri Marco Minniti e Beatrice Lorenzin, che ha già raccolto oltre 23.000 firme online su change.org, la quale chiede che sia introdotto una volta e per tutte un sistema efficiente di prevenzione e protezione per gli operatori della sanità pubblica. Anche a Palermo un centinaio di medici di famiglia e di guardia medica ha manifestato con un sit-in davanti alla sede dell’assessorato regionale alla Salute, in piazza Ziino, per chiedere più sicurezza sul lavoro dopo la drammatica violenza sessuale subita dalla dottoressa catanese. Infine, una delegazione di camici bianchi è stata ricevuta dal vicepresidente dell’Ars Giuseppe Lupo, la quale ha chiesto la costituzione di un osservatorio permanente sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. “In assessorato abbiamo consegnato un’indagine condotta su un campione di 350 medici di guardia proprio sul tema sulla sicurezza e contiamo sulla possibilità che l’osservatorio possa insediarsi al più presto” ha rivelato la delegazione.
Svolgere il proprio lavoro in sicurezza, senza la paura di subire violenza ed aggressioni, è un diritto che dovrebbe essere garantito da uno stato di diritto, come lo Stato italiano. Occorrono misure più forti per la sicurezza dei lavoratori pubblici, potremmo dire non solo medici, ma ad esempio anche autisti dei mezzi pubblici e tutti quei professionisti che sono oggetto quotidianamente di scellerate aggressioni. D’altronde come si legge nella lettera ai ministri, “la tutela della sanità, come dell’ordine pubblico, sono due dei parametri fondamentali della presenza dello Stato sul territorio, della vivibilità di un comune, ma soprattutto della qualità stessa della democrazia.”
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