Il social network ha deciso di ampliare il numero massimo consentito per i caratteri dei post: da 140 si arriverà a ben 280 cinguettii.
Per tutti coloro che stanno stretti nei 140 caratteri, sta per arrivare una novità assoluta che da anni cerca di concretizzarsi: l’aumento del numero massimo di caratteri per ogni tweet. A questo punto, bisognerà aggiornare anche il dizionario di Google che, ad oggi, riporta la seguente descrizione al termine tweet:
“Messaggio di testo avente una lunghezza non superiore a 140 caratteri, inviato a un sito Internet tramite instant messenger, e-mail o cellulare con lo scopo di comunicare informazioni in tempo reale”.
Piccoli passi in questa direzione erano stati fatti tempo fa con l’escamotage di evitare di conteggiare i contenuti multimediali, i link o le menzioni degli utenti con cui si conversa online. Soltanto questo, però, non poteva bastare per abbattere il muro dei 140 caratteri, davvero troppo poco! Un test internazionale, in atto solo per alcune lingue, è appena partito per raddoppiare il numero dei caratteri. Inoltre, se il tweet supera la soglia di visibilità il resto della frase viene nascosto e lo si può visualizzare cliccandovi sopra per allargare, dunque, il contenuto. Da San Francisco spiegano:
“Riassumere i pensieri in un tweet, ci siamo passati tutti, è una fatica, è bene sottolineare, però, che non è ovunque un problema. Ad esempio, quando una persona twitta in inglese o in italiano, si imbatte velocemente nel limite dei 140 caratteri e deve modificare il tweet in modo che si adatti perfettamente. Qualche volta, deve cancellare qualche parola che trasmette un significato o un’emozione importante, o non cinguettare affatto. Ma quando un ragazzo giapponese twitta nella sua lingua, non ha lo stesso problema: finisce di condividere il suo pensiero e ha ancora spazio a disposizione. In lingue come il giapponese, il coreano e il cinese è possibile comunicare il doppio delle informazioni in un solo carattere, a differenza di molte altre lingue come l’italiano, l’inglese, lo spagnolo, il portoghese o il francese”.
Detta in tali parole, sembrerebbe più un problema legato alle esigenze linguistiche, ma non si tratta solo di questo! Se spostiamo lo sguardo a tutti i mercati, gli esperimenti di Twitter hanno anche evidenziato che quando le persone non sono costrette a comprimere i propri pensieri in 140 caratteri e ne hanno ancora a disposizione, sorpresa, twittano di più perché possono scrivere liberamente ciò che pensano senza preoccuparsi di sintetizzare.
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