Numerosissimi piccoli stranieri non frequentano la scuola e due ragazze islamiche su tre rimane a casa già dalla prima adolescenza
Strappate alla scuola già a 12 o 13 anni al massimo perché i genitori pensano che per una ragazza, destinata a fare la “donna di casa”, studiare sia inutile: è questa la triste situazione di moltissime ragazze straniere che frequentano le scuole italiane. Una realtà che costituisce un’enorme perdita per l’Italia e per le ragazze stesse, alle quali viene negata la possibilità di avere una piena integrazione e di conquistare un’indipendenza personale.
A denunciarlo è stata Souad Sbai, la ex parlamentare Pdl di origini marocchine attiva nella difesa dei diritti delle donne. In base ai dati che sono stati raccolti nel 2016 dal ministero dell’Istruzione, il 15 per cento di tutti i bambini stranieri risultanti all’anagrafe non va a scuola. Non vengono mandati all’asilo 55.000 su 224.000 bambini stranieri e 30.000 su 275.000 non presentano nemmeno la domanda di iscrizione alle elementari.
Si tratta, tuttavia, di un fenomeno che si diversifica in base alla comunità straniera considerata. Secondo l’Istat, quello della non frequenza e della dispersione scolastica, è un problema che interessa il 12,2 per cento degli italiani, il 20,1 dei comunitari e arriva al 32,5 per cento per gli extracomunitari. Sono ragazze provenienti da Pakistan, Egitto, Bangladesh e Senegal, quelle che in particolare non arrivano a completare la scuola dell’obbligo. Le giovani senegalesi che finiscono la scuola dell’obbligo sono il 36 per cento contro il 64 per cento dei ragazzi. Nella fascia tra i 15 e i 29 anni, 7 ragazze di origine marocchina su 10 non studia e non lavora, 8 su 10 per quelle bengalesi, 7 su 10 tra le pakistane, in confronto alle 4 su 10 delle ragazze comunitarie.
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