Il bonus per premiare le studentesse e gli studenti che all’esame di Stato si qualificano con la massima votazione è arrivato quest’anno al suo decimo compleanno. Dall’ormai lontano 2007, il sistema delle “valorizzazione delle eccellenze” è stato utilizzato dai diplomati italiani per l’acquisto di libri, testi universitari, abbonamenti a riviste scientifiche e altri ausili didattici. Una bella iniziativa, ma qualcosa sembra essersi bloccato nel suo meccanismo.
In Sicilia quest’estate sono stati ben 516 i diplomati che hanno ottenuto il massimo punteggio in sede di esami di Stato. Fanno parte delle cosiddette “eccellenze”, i giovani da premiare per i loro impegno e la loro dedizione nello studio. Per incentivarli a continuare su questa strada il Miur dedica loro un bonus da spendere nell’acquisto di materiale e sussidi didattici. Inizialmente, parliamo del 2007, ad ogni studente da 100 e lode spettavano 1000 euro, una situazione ben diversa da quella di quest’anno.
Infatti, il Ministero dell’Istruzione ha pubblicato il decreto con le somme previste per l’anno scolastico appena trascorso e il finanziamento che tocca ai diplomati meritevoli ammonta ad appena 340 euro. Si tratta di una recisione netta, paragonando la cifra con quella di dieci anni fa. Somma che deriva dalla spartizione dei fondi destinati complessivamente al bonus della “valorizzazione delle eccellenze”, che ammonta a sua volta a circa 2,3 milioni di euro.
La somma della borsa assegnata a ciascun studente è arrivata al suo minimo storico. Il percorso verso i suo declino era cominciato nell’anno scolastico 2009/2010, periodo in cui il finanziamento venne quasi dimezzato. Il calo è poi ripreso negli anni 2013/2014 e 2014/2015 e durante lo scorso anno scolastico si era fissato la quota di 370 euro per ragazzo/a. Oggi la somma è ancora più bassa: 340 euro.
Se le intenzioni sono quelle di far inclinare ulteriormente la curva, finché non assumerà la forma di una “linea piatta”, si potrà ancora parlare di “valorizzazione delle eccellenze”? È un interrogativo che gli organi competenti dovrebbero porsi.