Il vino più antico d’Italia è siciliano ed ha 6 mila anni: delle tracce sono state recentemente ritrovate in reperti archeologici risalenti al IV millennio a. C.
Terra di cultura, storia e tradizioni, ma anche e soprattutto di sapori: che la Sicilia fosse un’isola vocata da millenni alla vigna si sapeva già, ma una recentissima scoperta ha dimostrato come, in realtà, la viticoltura e la produzione di vino in Italia siano più antiche di quanto si pensi.
Si riteneva, infatti, che i più antichi prodotti vinicoli fossero comparsi durante l’Età del Bronzo ma, grazie ad un recente ritrovamento, sembra proprio che risalgano a ben 3 mila anni prima. È stato un gruppo di ricerca internazionale – guidato dall’archeologo Davide Tanasi dell’Università della Florida Meridional e composto da studiosi dell’Università di Catania, del Cnr-Imc e della University of South Florida – a scoprire, in una grotta dell’agrigentino, una giara di 6 mila anni fa con residui di bevanda d’uva.
In particolare, si tratta, di alcuni residui di acido tartarico e dei suoi sali rinvenuti in una grotta del Monte Kronio, vicino Agrigento, in una giara dell’Età del Rame (IV secolo a.C.). È ancora da stabilire se si tratta di rosso o bianco, ma questo vino risalirebbe a 6 mila anni fa e, attualmente, sarebbe il più antico d’Italia e di tutto il Mediterraneo Occidentale. Sino ad oggi, il primato per il vino più antico d’Italia spettava alla Sardegna, con un vino prodotto circa 3 mila anni fa.
I risultati della ricerca sono stati recentemente pubblicati in un articolo sulla nota rivista “Microchemical Journal” di cui è co-autore Enrico Greco (dipartimento di Scienze chimiche dell’Ateneo), il quale ha spiegato che “il dato è di alto valore archeologico e antropologico poiché i più antichi residui di prodotti vinicoli erano stati finora trovati in Sardegna e risalivano al 1500 a.C. e quindi questo porta ad una sostanziale retrodatazione dell’uso di far fermentare uva per produrne una bevanda”.
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