La vita non si può fermare, non si possono fermare i sogni. Nemmeno l’Isis e il terrorismo possono farlo. Continuare a viaggiare e a vivere senza aver paura del mondo, come cittadini di un mondo senza confini e senza frontiere, è l’invito di un genitore rivolto alla figlia che sta per partire in Erasmus a Parigi.
Dopo il recente attentato terroristico della scorsa settimana sulla Rambla di Barcellona, simbolo della multiculturalità della città spagnola, che si aggiunge alle numerose altre stragi avvenute nelle città europee da Parigi a Londra, e da Berlino a Stoccolma, tutte le città d’Europa si trovano in uno stato d’allarme e di inquietudine. È la stessa inquietudine che prova un padre che vede partire la figlia in Erasmus a Parigi per studiare Science Politique. È un’inquietudine di un genitore come tanti altri, espressa chiaramente nella lettera indirizzata alla figlia e pubblicata da La Repubblica, che inizia così:
“Ci siamo: la valigia è pronta. Da padre, sognavo questo giorno: il coronamento delle tue fatiche universitarie, il tuo biglietto d’ingresso nella grande Madre Europa senza frontiere, che cresce e istruisce i suoi figli ai valori eterni dei Lumi: libertà, uguaglianza, fraternità.”
Doveva essere un momento bellissimo quello della partenza della figlia che va a realizzare i propri sogni, che costruisce il suo futuro e realizza se stessa per il mondo. Almeno così lo immaginava questo padre. Tuttavia, adesso la preoccupazione e l’inquietudine sembrano avere la meglio. Nonostante sia forte la speranza che le democrazie occidentali siano più forti del “nemico invisibile” rappresentato dal terrorismo, e nonostante l’Europa continua a gridare in tutte le lingue del mondo “IO NON HO PAURA”, la paura di un padre di perdere la figlia non può essere celata.E se da un lato vorrebbe che rimanesse a Roma, dove potrebbe essere più al sicuro, si rende conto che non esistono più certezze di questo tipo.
“Mi chiedo: posso fermarti, mentre ti accingi a prendere in mano il tuo destino e a condividerlo con quelli della tua generazione, abituata molto più della mia a mettersi in gioco valicando confini e buttando giù muri? Ti ho sempre detto: qualunque cosa accada, continua a essere cittadina del mondo, nessun criminale fondamentalista, abusando del nome di Allah, potrà farti cambiare idea.”
Nonostante tutto il male del mondo, non si può fermare una figlia, non si possono fermare i suoi sogni. “Ma allora cosa resta, all’istinto di protezione di un genitore verso un’altra ragazza italiana che va incontro al suo domani? Resta la paura, appunto. Ma anche una speranza. Voi figli, che camminate liberi e apparentemente fragili per le strade del mondo, che fate i camerieri a Piccadilly o gli ingegneri a Wolsburg, saprete come vincere una ‘guerra’ che non avete dichiarato. E saprete difendere l’Occidente molto meglio di come abbiamo fatto noi padri.”
L’invito rivolto alla figlia e a tutti i ragazzi d’Europa è quello di continuare a vivere. Questo è quello che faremo tutti: “Continueremo a viaggiare e a studiare, a uscire la sera e ad ascoltare concerti, a mangiare nei ristoranti e a bere nei bar, a visitare musei e a fare shopping. Perché noi siamo tutto questo, perché questa è la straordinaria ‘normalità occidentale’ che abbiamo conquistato e che abbiamo insegnato a voi, i nostri ragazzi.”