In occasione dei 30 anni dalla creazione del programma di mobilità internazionale, AlmaLaurea ha diffuso dei dati promettenti per coloro che sono partiti per studiare all’estero e sono tornati.
Se dieci anni fa era il 6% ed in seguito l’8%, quest’anno la possibilità di trovare lavoro per i laureati che hanno partecipato all’Erasmus è pari al 12%. Dallo studio si evince che sempre più aziende e compagnie danno una possibilità di occupazione in più agli studenti che sono partiti, hanno avuto a che fare con una situazione – oltre che un paese – totalmente differente dalla propria, si sono adattati, hanno studiato e sono tornati.
Ma partiamo dalle basi: chi è lo studente Erasmus preso come modello? Secondo l’indagine, è colui che sceglie di partire durante il biennio del famoso “3+2”. Dunque, uno studente perlopiù magistrale, che nella ricerca occupa circa l’11% contro il 7% della triennale di primo livello. E’ infatti sugli studenti della magistrale che i ricercatori pongono la maggior parte delle loro speranze per vedere il frutto delle proprie ricerche crescere.
Quali sono le facoltà scelte dalla maggioranza degli studenti Erasmus? Secondo i dati, ai primi posti, con un buon 22%, troviamo le facoltà di lingue straniere, seguite poi da medicina, odontoiatria e, infine, con meno del 15% di probabilità, le facoltà dedite alle professioni sanitarie, all’insegnamento e all’educazione fisica.
Dove vanno gli studenti Erasmus? Si evince da AlmaLaurea che la destinazione preferita dagli studenti europei è la Spagna, con un’ottimo 27%, seguita poi dal 13% della Francia, il 9% della Germania ed infine l’8% del Regno Unito.
Da quali università si parte più frequentemente? Le università dell’Italia Nord-orientale hanno in generale percentuali di laureati con un’esperienza di studio all’estero riconosciuta più elevate; in opposizione, l’Italia meridionale e insulare si mantiene un’area in cui le reti di accordi sulla mobilità per studio sono meno diffuse. Un altro dato importante riguarda la situazione familiare: secondo l’indagine, infatti, la maggioranza degli studenti a partire proviene da famiglie in cui i genitori o almeno uno dei due è laureato; al contrario, chi proviene da una famiglia che non ha conseguito la maturità, fa parte di una percentuale bassissima, in quanto lo studio all’estero viene considerato più come un impegno oneroso che come una possibilità di un futuro migliore.
In conclusione, oltre che constatare i dati, possiamo far sì che aumentino; è questa la speranza dei ricercatori di AlmaLaurea che, in previsione del 2020, prevedono possibilità di lavoro sempre più ampie per gli studenti laureati che sono partiti in Erasmus, un elemento che, al giorno d’oggi, sta cominciando a fare la differenza per molti.
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