Arriva la proposta di introdurre una pensione contributiva minima per i giovani: un progetto di grande interesse e priorità, secondo alcuni esponenti del governo.
Interessanti novità emergono dalla fase 2 del confronto tra governo e sindacati sul tema della previdenza, in particolare per quel che riguarda giovani e donne. “Giovani e pensioni”: è il tema del seminario di lancio di questa fase 2, organizzato dal PD, a cui hanno preso parte importanti nomi come quello di Giuliano Poletti, ministro del Lavoro, e i leader di CGIL, CISL e UIL. Il Partito Democratico e i sindacati sembrano trovarsi sostanzialmente d’accordo sulla priorità di alcuni temi caldi, in particolare sull’introduzione di una pensione di garanzia per i giovani.
Tra le proposte più interessanti in merito c’è quella di Stefano Patriarca, consigliere economico di Palazzo Chigi, che ha parlato di una pensione contributiva minima pari a 650 euro mensili con la possibilità di arrivare a 1000 euro con l’aumento di 30 euro al mese per ogni anno in più. L’obiettivo sarebbe quello di introdurre un minimo previdenziale per chi ha 20 anni di contributi, non solo per i Millennials ma anche per i quaranta-quarantacinquenni con carriere discontinue.
Il responsabile lavoro del PD, Tommaso Nannincini, sembra confermare che non siamo semplicemente di fronte ad un’ipotesi, e il ministro del lavoro Poletti dichiara che si tratta di una priorità da affrontare il prima possibile e in tempi rapidi. L’intenzione sarebbe quella di garantire una pensione minima per tutti e di innalzare progressivamente l’età pensionabili senza grandi scossoni, un tema quest’ultimo che infiamma già il dibattito.
Il mix di misure che il PD intende introdurre nella prossima legge di Bilancio, però, prevede anche altre novità: tra gli altri temi, infatti, ci sarebbe quello della disparità di genere che vede le donne penalizzate e in difficoltà nel raggiungere i 30 0 36 anni di contribuzione a causa del lavoro di cura, e quello della previdenza complementare.