I ricercatori britannici sono alla ricerca di giovani sani ai quali somministrare il batterio della pertosse. Lo scopo? Essere in grado di produrre un vaccino più efficace.
A un primo sguardo, quella di un team di ricerca dell’Università di Southampton sembrerebbe essere una richiesta alquanto singolare. Gli studiosi sono, infatti, nel pieno di una campagna di reclutamento di personale giovane, che sia disposto a farsi infettare volontariamente dal batterio della pertosse e al quale verrà corrisposta una retribuzione di 4000 euro. I volontari, o meglio le “cavie”, dovranno in seguito trascorrere un periodo d’isolamento della durata di diciassette giorni all’interno di apposite camere di degenza.
Riuscire a penetrare nei meccanismi che regolano queste due reazioni “anomale” potrebbe gettare luce una volta per tutte sulle modalità di trasmissione del batterio, riuscendo altresì a progettare un vaccino più incisivo. “Si intende capire”, spiega Robert Read, coordinatore dell’esperimento, “cosa vi sia di speciale in queste persone e per quale ragione non si possa essere tutti portatori sani”.
Una volta infettati, i volontari saranno introdotti all’interno di camere isolate, così da non correre il rischio di diffusione della pertosse. Inoltre, non solo i liquidi nasali saranno costantemente analizzati, ma le cavie dovranno anche tossire, parlare e addirittura cantare all’interno di alcune “stanze della tosse”, per scoprire la maniera in cui il virus si diffonde attraverso le goccioline di saliva.
Studiare i portatori sani e capire le modalità di trasmissione del batterio potrebbe costituire, quindi, un enorme passo avanti nell’elaborazione di cure più efficaci, riuscendo così a salvare la vita di molti bambini. Chi si offre volontario?
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