Le aziende che vogliono rimanere al passo con i tempi ed offrire servizi innovativi e in grado di piazzarsi bene sul mercato, devono investire sui giovani. Parola di Accenture, la più grande società di consulenza aziendale a livello mondiale. Un’indagine mette in luce i motivi che dovrebbero spingere le aziende ad incrementare le assunzioni di figure giovani, le uniche in grado di far fronte alle nuove sfide del mercato e che possono migliorare le prestazioni del vecchio team, meglio di quanto possano fare i costosi corsi di formazione.
Stefano Trombetta è Managing Director, Accenture Strategy, Talent & Organization Italia, Europa Centrale e Grecia. La sua occupazione lo ha spinto a cercare quali siano le condizioni di lavoro migliore che un’azienda dovrebbe proporre ai potenziali candidati. Una formula che potrebbe evitare fughe di cervelli e di cuori dalla penisola. Ed i vantaggi per le aziende che si vogliono aggiornare non sarebbero da meno. Infatti l’indagine condotta evidenzia le elevate competenze tecnologiche con cui i giovani, (specialmente i laureati, ma non solo) si affacciano al mondo del lavoro. Delle abilità che, se sfruttate in azienda, assicurerebbero una crescita digitale per l’intero team di lavoro. Anche per le figure più anziane dello staff, che potrebbero contare sull’appoggio dei giovani per migliorare le loro prestazioni in maniera continuativa e attiva.
L’indagine chiarisce anche quali sono le esigenze dei giovani altamente qualificati in cerca di lavoro. Dopo aver acquisito titolo di ogni genere e grado, la maggior parte non ci sta ad essere impiegato in una realtà che non metta a frutto le competenze acquisite. Motivo per il quale molti di questi giovani si dicono disposti a trasferirsi per un’offerta di lavoro, infatti ben l’82% del campione si dice in linea con questa dichiarazione. Dunque, giovani in cerca di aziende pronte al cambiamento e all’innovazione. Giovani pronti a trasferirsi pur di lavorare in un contesto dinamico ed in crescita, che sappia vedere nella “generazione Z il motore del cambiamento”, così come dice lo stesso Trombetta. Delle aspirazioni che potrebbero essere sfruttate anche dalle aziende italiane. Ad esempio, puntando sull’adozione di strumenti legati all’Intelligenza Artificiale e alle tecnologie innovative, due aree verso cui ben il 70% dei giovani intervistati si dice altamente attratto. Anche perché gli stessi si trovano a loro agio nel lavorare con queste tecnologie, che una volta messe a disposizione dalle aziende, si rivelerebbero essere per le stesse un ottimo investimento, dato che i giovani impiegati saprebbero come sfruttarle in campo professionale.
Per quanto riguarda le modalità di accesso al mondo del lavoro, le aziende dovrebbero tenere conto anche di altri dati. Infatti ben l’83% dei neolaureati italiani ha già lavorato durante il percorso universitario attraverso tirocinio, apprendistato o stage e considera questa esperienza addirittura più importante dell’acquisizione del titolo di laurea. Una valutazione che le aziende potrebbero sfruttare bene, migliorando le collaborazioni con le università e “coltivando” i loro futuri potenziali impiegati durante stage e tirocini. Altra considerazione da fare sarebbe quella di investire sui percorsi di formazione strutturata organizzata dall’azienda. Il 44% dei giovani intervistati sembra avere una gran voglia di continuare ad imparare e migliorarsi, anche dopo l’assunzione. Una motivazione interiore che dovrebbe essere colta al volo dalle aziende, che così potrebbero contare su lavoratori in continuo aggiornamento. Del resto il 40% degli intervistati si dice anche interessato a intessere un’interazione continuativa con un “coach” all’interno dell’azienda. Un’aspettativa che, se resa realtà, permetterebbe non solo di soddisfare i giovani laureati e di migliorare le loro abilità professionali, ma anche di rinnovare le figure più esperienti del team di lavoro, le quali dall’esperienza di affiancamento trarrebbero nuova motivazione e la possibilità di affinare le loro competenze.
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