L’Università di Manchester ha annunciato un piano di licenziamenti futuri e addita la responsabilità a Brexit.
È la più grande università del Paese, con alcuni dei corsi di studio più prestigiosi al mondo, migliaia di studenti di ogni nazionalità e ben tre premi Nobel tra le fila dei propri docenti. Nonostante ciò l’Università di Manchester ha annunciato di ritenere necessario un piano di licenziamenti nel prossimo futuro al fine di arginare gli effetti di Brexit sul mondo accademico.
Da mesi ormai le principali università inglesi si stanno preparando a ovviare al calo delle iscrizioni da parte degli studenti stranieri, che l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea provocherà inevitabilmente. La Manchester University segna, quindi, il punto di partenza, procedendo con la decisione di tagliare i costi e mandare a casa, così, 171 dipendenti tra insegnati e lavoratori vari.
La direzione dell’Ateneo non ha dubbi e punta il dito contro la malgradita decisione, in seguito al referendum dello scorso 23 giugno, di abbandonare la Comunità Europea, rinunciando, di fatto, agli oneri e agli onori di una tale collaborazione. Oltre alle incertezze che da giugno preoccupano non soltanto il mondo accademico, ma pure le banche e, più in generale, il mondo dell’economia, Brexit causerà anche la riduzione dei finanziamenti destinati a tutte le università del Paese.
Si tratterebbe di una decisione eccessivamente drastica da parte della direzione, almeno a detta di Sully Hunt, direttrice di University College Union, il sindacato inglese degli insegnanti universitari. Per lei, infatti, l’Università di Manchester non necessiterebbe di alcun contenimento dei costi né, tanto meno, di tagli al personale, venendo da un anno proficuo con un attivo di circa 59 milioni di sterline e un fondo di riserva che può vantare circa un miliardo e mezzo di sterline. I responsabili dell’Università, d’altra parte, non hanno alcuna intenzione di fare marcia indietro, risoluti nel voler preservare a tutti i costi la stabilità economica di questa istituzione secolare. E anche le banche, che già abbandonano la City verso lidi meno burrascosi, sembrano non dar torto, al momento, a questa sofferta decisione.
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